Expo 2000 ad Hannover
di Claudia Redaelli
Questa di Hannover è la prima esposizione universale assegnata alla Germania in centocinquant’anni di storia delle esposizioni.
Hannover, 520 mila abitanti, la capitale della Bassa Sassonia, che alla fine della Seconda guerra mondiale era distrutta dalle bombe all'85%, oggi è un modello per la sua efficienza nel sistema dei trasporti pubblici, il più moderno d'Europa.
Di Hannover, ben conosciuta da industriali e mercanti per le sue fiere, ma ignorata dagli itinerari turistici, il sindaco, Herbert Schmalstieg, dice: "Hannover non ha una cattiva immagine. Non ha proprio un'immagine!".
Sulle sponde del fiume Leine, patria del cancelliere Gerhard Schröder, i Tedeschi la definiscono "brutta e noiosa". Per accogliere i 40 milioni di turisti previsti, la città è stata rimessa a nuovo. Sono stati investiti oltre seimila miliardi di lire in infrastrutture ("Abbiamo così creato trentamila nuovi posti di lavoro", ha detto il cancelliere Gerhard Schröder, che qui è stato premier regionale). Il cartellone culturale offre un nutrito programma di spettacoli, concerti, feste e convegni.
Ed è proprio da qui che è stata lanciata una sfida degna del terzo millennio: gli organizzatori dell’inizio della Expo 2000 sono convinti che ambientalismo e tecnologia non sono nemici. Tanto che la mostra l’hanno chiamata "Uomo, tecnica e natura".
L’esposizione universale cerca infatti di dare una risposta alla domanda su come salvare il pianeta Terra. A cominciare dalle architetture, esempio della nuova ecologia.
Sul tema Uomo, natura, tecnologia si confrontano 175 Paesi e decine di organizzazioni.
La destinazione futura dei padiglioni dell’Expo, che si estende su un’area di centosessanta ettari, è in larghissima parte già decisa: ne usufruiranno le università, il mondo degli affari, i cittadini per sport e spettacoli. Gli altri edifici torneranno nei loro Paesi di origine o verranno venduti, e a questo scopo sono stati progettati smontabili, a struttura flessibile, con materiali riutilizzabili.
Oppure, se realizzati con prodotti biodegradabili, letteralmente scompariranno, come il padiglione del Giappone. L'ha progettato Shigeru Ban, conosciuto per i suoi progetti di abitazioni come la "Casa senza pareti" e per l'invenzione di tubi portanti di carta riciclata; l'edificio, lungo 95 m, è largo 45 m. Nessun chiodo o un mattone, e tanto meno un grammo di cemento, sono stati utilizzati. Ban ha impiegato per il suo futuribile edificio esclusivamente carta e lacci di stoffa, che tengono in piedi le tre armoniche cupole. È l’edificio di carta più grande del mondo. È riciclabile sino all’ultimo millimetro. Mentre ad Hannover resteranno, in ricordo, i tiranti interni (in ferro) e i teloni di plastica esterni "che le regole edili tedesche", spiega polemico Ban, "ci hanno costretto a usare, deturpando così la purezza del progetto".
Di grande interesse è il padiglione sperimentale della Svizzera progettato da Peter Zumthor. Alto 9 metri, è concepito come un labirinto a cielo aperto con 45 mila travi di legno di pino incastrate, senza chiodi: disfatto, ritorna semplice materiale da costruzione.
Il padiglione definito dallo stesso Zumthor come "Corpo sonoro" ospita animazione teatrale e danza, musicisti che eseguono composizioni musicali, testi letterari, fiabe e canzoni popolari.
"Fin dall'inizio avevo la sensazione che in questo non potevamo soltanto raccontare qualcosa sulla Svizzera, come fanno tutti gli altri… Offriamo una rappresentazione in tempo reale per il relax dei visitatori stanchi. Quando hanno visitato con attenzione i primi cinquanta padiglioni, possono rigenerarsi da noi. Così dopo una mezz'ora sono pronti per i prossimi cinquanta padiglioni. Questo è l'approccio. Architettura , Suono, Parola, Cibo, Bevande e moda si amalgamano in un avvenimento complessivo, una rappresentazione che si modifica continuamente e reagisce con la situazione del momento, il flusso dei visitatori, il vento e le condizioni meteorologiche" (P. Zumthor).
Il padiglione olandese, alto più di 40 metri, è firmato Mvrdv, un gruppo di giovani architetti di Rotterdam. Sul tetto c’è un lago con isola e mulini a vento dell’ultimissima generazione tecnologica per la produzione di energia eolica; sotto, un sistema per la raccolta dell'acqua piovana, un teatro - auditorium protetto dall’aria con "pareti" d’acqua; più giù, tra un piano e l’altro una foresta di alberi di dodici metri e a pianoterra il giardino.
Alvaro Siza e Souto de Moura per il padiglione portoghese e Antonio Cruiz e Antonio Ortiz di Siviglia per la Spagna hanno scelto il legno di sughero, materiale di produzione nazionale, per rivestire i loro padiglioni.
Così come l’invenzione dei finlandesi: il legno di betulla trattato ad alta temperatura che evita ogni tintura nociva. A prova di tempo e di intemperie, poi, il bambù, l’elemento portante usato per una gigantesca tettoia a "fungo".
Il padiglione tedesco espone i grandi gessi raffiguranti le personalità della cultura tedesca del nostro secolo: Willy Brandt, Bertolt Brecht, Thomas Mann. E una piazza in cui ogni Land espone il suo pezzo forte (la Bassa Sassonia: il maggiolino VoIkswagen; la Turingia: uno spartito di Bach; la Sassonia - Anhalt: il pulpito di Lutero).
Ispirato alle cupole di Leonardo da Vinci, attraverso cui si vedono all’interno schizzi e disegni originali, è il Padiglione italiano progettato da Fabrizio Plessi. Tra l'altro, vi sono esposti i codici leonardeschi, la pila di Volta, la Chimera di Arezzo, la Balilla della Fiat.
I cancelli dell'Expo di Hannover sono aperti ogni giorno, dal 1 giugno fino al 31 ottobre 2000, dalle 9.00 alle 24.00