Le Corbusier. L'interno del Cabanon. Le Corbusier 1952 - Cassina 2006
Triennale di Milano
Dal 5 aprile al 4 giugno 2006
La Triennale di Milano e Cassina presentano la mostra Le Corbusier. L'interno del Cabanon. Le Corbusier 1952 – Cassina 2006, che resterà aperta dal 5 aprile al 4 giugno 2006 nel giardino della Triennale.
L’esposizione presenta la ricostruzione al vero dell'interno del Cabanon che Le
Corbusier progettò e costruì per le sue vacanze a Cap Martin nel 1952, un
capanno senza fasto apparente ma che costituisce un esempio singolare di
microarchitettura, denso di significati.
Cassina, in continuità con la ricerca dei Maestri dell'architettura, ne ha
curato la realizzazione, che viene ora proposta con l'obiettivo di divulgare
una conoscenza più profonda dei valori dell'interno architettonico. Al Cabanon
ricostruito (il cui ingresso è consentito ad un massimo di quattro persone per
volta che dovranno indossare speciali soprascarpe) si accede da uno spazio
coperto in cui vengono proiettate e esposte immagini e testimonianze relative a
Le Corbusier a Cap Martin.
Il Cabanon nasconde un pregevole esercizio di architettura di Le Corbusier, che intese assegnare solo all’interno dell’abitazione il primario valore architettonico. Rivelando una ricca composizione, logica e armoniosa, di soluzioni significative, pur nelle sue modeste dimensioni, la costruzione insegna in primo luogo che il problema dell’abitazione implica lo studio di scelte di qualità, piuttosto che di attenzioni sbalorditive e/o rappresentative. E’ sufficiente già questo primo approccio a ricordare che il fattore primario dell’architettura costruita - monumentale o minimale che sia - è colui che la abita e trasferisce nelle cose il suo fervore umano.
Il Cabanon, ideato, progettato e costruito dallo stesso architetto che lo occupava, racchiude le condizioni ideali della progettazione architettonica, quella sintesi della dialettica tra momento progettuale e fruizione, dove la delega conferita al professionista da quanti pensano alla casa come altro da sé, o come feticcio da emulare, rappresenta la perfetta antitesi. Sta dunque nell’intenzione di rendere più consapevole, più partecipativa, la responsabilità del committente nei confronti del progettista, la ragione stessa della ricostruzione di questa testimonianza - appositamente organizzata per mostre itineranti - e specificamente dei valori dell’interno così densi di contenuti magistrali da costituire una ineguagliabile fonte di ispirazione per chiunque sia interessato a scoprire valori e significati altrimenti ignorati.
Articolo inserito il 27 aprile 2006