La nuova Università Bocconi secondo domus: l'ultima dedica a una città alla ricerca di una nuova identità
La nuova Bocconi premiata al World Architecture Festival
La nuova Università Bocconi secondo domus:
l'ultima dedica a una città alla ricerca di una nuova identità
Stefano Casciani, vice direttore di domus, firma un articolo sulla rivista che sostiene il progetto della nuova Bocconi
"La prima, vera architettura contemporanea costruita dopo anni nel centro storico milanese"
Stefano Casciani, vicedirettore di domus, presenta sul numero di dicembre della rivista il progetto della nuova Università Bocconi di Milano, realizzato da Yvonne Farrell e Shelley McNamara dello studio Grafton Architects.
©Editoriali domus (domus n. 909, dicembre 2007)
Fotografo Donato Di Bello
Programmato da tempo, l'articolo esce, per una singolare coincidenza, nei giorni della recentissima discussione sul progetto della nuova Bocconi.
Secondo Stefano Casciani si tratta di "una grande scultura costruttivista", "di una nuova, vera architettura contemporanea che finalmente Milano si trova a poter vantare nel panorama internazionale".
"Di fatto è la prima architettura contemporanea costruita dopo molti anni nel centro storico milanese" spiega Casciani.
"Ma è anche l'ultima dedica a una città alla ricerca di una nuova identità urbana".
©Editoriali domus (domus n. 909, dicembre 2007)
Fotografo Donato Di Bello
Milano, dal punto di vista di Casciani, rischia di abbandonare ogni cautela urbanistica, rimandando progetti importanti come la Biblioteca Europea, inserendo nel suo paesaggio urbano sopraelevazioni che deturpano edifici di ogni epoca e stile: il progetto di Grafton Architects invece "è un esperimento audace di democrazia spaziale che sfonda in ogni direzione le barriere, fisiche e concettuali, della gabbia ortogonale modernista ma restituisce anche a ognuno degli occupanti luce e aria in quantità e qualità omogenea; verso il suo stesso interno, sollevando scale che si perdono a vista d'occhio; verso il basso e verso la città – scendendo con le fondamenta fino a 16 metri di profondità, facendo spazio nel sottosuolo per l'enorme spazio dell'Aula Magna, per poi nuovamente risalire verso l'esterno, protendendo l'edificio in un gigantesco blocco futurista...".
Macnamara e Farrell sono riuscite, da outsider, a vincere il concorso bandito dalla Bocconi con "una lezione di geometria generativa", realizzando una composizione fortissima "che non nasconde una vera capacità di scolpire lo spazio urbano, di saper dare alla città un ultimo monumento, nel senso più nobile del termine".