Il Guggenheim di Bilbao
È stato definito, da Philip Johnson, "il più grande monumento di un'intera generazione di architetti".
Inaugurato a Bilbao dal re di Spagna il 18 ottobre 1997, ha colpito l'attenzione del pubblico mondiale, è diventato il punto di riferimento di una curiosità diffusa a ogni livello, ha messo in secondo piano ogni altra immagine, positiva e negativa, del luogo in cui sorge. Se fino a ieri il Paese Basco e la sua capitale, Bilbao appunto, erano legati alle bellezze della costa atlantica (gli incanti Belle Epoque di San Sebastian) e alle nefandezze ricorrenti dell'Eta (la formazione irredentista e terrorista basca), oggi la fisionomia della città e della regione è definita, per chiunque, dalla mole sorprendente del nuovo Museo Guggenheim d'arte moderna e contemporanea, progettato da Frank Gehry.
Ma il risultato forse più ammirevole, ottenuto dal Museo, è il consenso che ha suscitato tra gli abitanti del posto.
Il colosso di pietra, acciaio e titanio ancorato sulla riva sinistra del fiume Nerviòn, costato 100 milioni di dollari, dissimile da ogni altra architettura nota e riconoscibile, è coralmente amato, suscita l'orgoglio e l'ammirazione di intellettuali e gente qualunque: i tassisti, i bottegai che tutti, dai salumieri agli antiquari, ne espongono la foto nelle vetrine.
La chiave più semplice per capire l'entusiasmo dei bilbainos e di chiunque arrivi in città l'ha data Frank Gehry stesso: "Costruire questo museo è stato come costruire Notre-Dame, ma dopo. Notre-Dame e qualunque altra cattedrale costruita nel Medioevo sono nate come centro delle loro città, che gli sono cresciute attorno, quasi organizzandosi in funzione della centralità, anche simbolica, dell'edificio sacro".
Pur uso a progettare edifici - scultura del tutto fantasiosi e liberi, nel Guggenheim di Bilbao Gehry si è spinto fin dove non era mai arrivato. Lo racconta con entusiasmo: "Sotto molti aspetti questa è stata la mia committenza più eccitante. A Bilbao abbiamo sviluppato processi costruttivi che useremo nel futuro. La tecnologia computeristica più avanzata, la stessa che si adopera nella progettazione aeronautica, ha abolito le costrizioni strutturali; così è stato possibile edificare il museo con un investimento finanziario ragionevole. Ho imparato, in questo cantiere, che possiamo controllare i costi ... le strutture d'acciaio. C'erano migliaia di pezzi d'acciaio, molti non diritti. E non era un sistema modulare regolare, c'erano lunghezze x, y e z. Un impresario edile che avesse dato un'occhiata alla faccenda, si sarebbe messo le mani nei capelli e avrebbe raddoppiato il prezzo, convinto comunque che si trattasse di un piano di lavoro infinitamente mutevole e, in ultima analisi, irresponsabile. Ma noi, col computer, abbiamo fatto tutti i profili. Ogni pezzo di metallo è stato esattamente numerato e dettagliato, fino a precisare la posizione dei fori. Poi abbiamo indetto la gara d'appalto, consegnando il software a tutti i concorrenti. E tutti sono tornati con dei preventivi di almeno il 18 per cento sotto il budget!".
Adesso l'unico timore è che l'architettura affascinante e imponente del contenitore (24 mila mq di pianta, il doppio del Beaubourg parigino) sopraffacci completamente il contenuto. Le opere d'arte ospitate saranno, a rotazione, tutte le collezioni della Fondazione Guggenheim, più un costituendo nucleo stabile che comprende una sezione spagnola e basca. Non solo: le opere d'arte, al di là dell'eventuale disattenzione dei visitatori, rischiano di essere rimpicciolite dalle dimensioni enormi dell'interno, soprattutto quelle della galleria detta El Pez, lunga 170 m ed alta 25 m, uno spazio immenso dove perfino il Serpente, dello scultore Richard Serra, tre onde di metallo lunghe 31 m e alte 4 m, finisce per apparire quasi un serpentello.
Gehry stesso è perplesso dalla vastità del Pez ed ha confessato d'avere ceduto alle pressioni di Thomas Krens, (direttore della Fondazione Guggenheim) che non ha voluto alcun tramezzo, "mentre io, francamente, ero incline a interrompere lo spazio. Va be', niente di male. Se vogliamo ripensarci, siamo sempre in tempo a spendere una quindicina di dollari per tirar su un muro".