7. Mostra Internazionale di Architettura - 2000
La ricerca in conchiglia e la straordinaria bellezza
di Riccardo Dalisi
La Biennale 2000 è fonte di spunti molto interessanti. È bellissimo il padiglioncino (è un plastico in scala 1:2 credo) di Massimiliano Fuksas, che si trova prima di entrare nel padiglione italiano, che conferma la sua straordinaria versatilità come architetto (e come ideatore di mostre).
Tra tanti altri notevoli spunti, le tre presenze internazionali che mi sembrano toccare dei punti molto alti, vertici tra loro complementari di un percorso unico, i modelli molteplici di Zaha Hadid, le ricerche di Greg Lynn e Hani Rashid (U.S.A) sulle Embryological Houses.
Queste ultime riportano ad un senso arcaico pur così moderne, e spingono alla ricerca come del resto i modellini splendidi della Hadid che tra l'altro illustrano il dispiegarsi di uno spazio raccolto, materno, interiormente intenso, esplorazione di nuove possibilità, di nuove esperienze del sentire.
Ho messo come titolo "la straordinaria bellezza" specie a proposito della Zaha Hadid perché mi sembra che questa "della bellezza" sia una strada precisa, una metodologia quasi, del fare architettura e ricerca in architettura oggi.
Anche per Lei si può dire che un po' di tempo fa non la si sarebbe presa in considerazione (come per Gehry, vedi www.archimagazine.com/agehry.htm)ed i suoi disegni sarebbero stati subito accantonati: belli ma pittorici, lontani dall'architettura, irrealizzabili. Eppure la straordinaria fortuna che incontra in tutto il mondo mostra quanto sia cambiato non solo il gusto, non solo il bisogno di qualcosa di estremamente nuovo, non solo il metro di giudizio. È mutata la prospettiva attraverso cui si guarda il mondo.
Come è sempre avvenuto, è l'architettura che orienta la nuova visione, il percorso e la nuova capacità di percezione. E certo, ciò che ci si propone è un passaggio radicale, non meno forte rispetto all'atto attraverso cui i greci ponevano i loro templi di pietra immensi ed ordinati sui promontori e sulle acropoli. Non erano più le forme naturali, le cuspidi e le gole, i monti più alti, gli alberi centenari ad orientare le genti. Erano le piramidi prima, poi i templi disseminati a rendere sacri i luoghi e l'andare.
Qui lo spazio si avvita in emozioni forti, s'avvolge ed avvolge, domina l'efficacia dell'immaginazione. E tutto ciò io credo vada ben oltre ogni teoria del decostruire per tenere insieme le varie parti tra di loro come in sospensione. Hadid va oltre le interpretazioni dei critici.
La società moderna si rende sensibile alla forma, alla bellezza della forma che ritorna come "motore del mondo". Torna così l'antica concezione, l'antico convincimento che alla base di ogni cosa, di ogni fenomeno vi è un'esigenza morfologica. Oltre la necessità materica, funzionale, finale, vi è anche quella formale. Aristotele infatti indicava quei quattro "motivi" di ogni accadimento.
Il percorso del pensiero scientifico aveva via via abbandonato tale concezione: ogni cosa è soggetta ad una legge ed è da essa determinata, per Galileo, Newton ecc. è importante, unicamente, scoprire tale legge. Coi frattali (1960 circa) torna, alla grande, il tema della forma. Fenomeni equivalenti, del tutto simili possono avere percorsi e destini assai divergenti, imprevedibili. La visione che poi porta alla concezione assai più ampia (consideriamo per esempio i frattali) minimizza l'importanza centrale della "legge" che unifica i fenomeni. Diremo che è minimo, nullo quasi il ruolo della funzione, risolvibile quello tecnologico, agile quello statico.
Se consideriamo la visione che è alla base di biologi come Portmann (autopresentazione) o come Maturana e Varela con la loro autopoiesis, ancora una volta è la forma, l'intrinseco, incessante bisogno di armonia che regola la spinta alla vita. Ogni cosa tende a comporsi e ricomporsi in ritmi incessanti di "bellezza". Ogni cosa si slancia per nuovi livelli di equilibrio, per nuove sintesi musicali. È il quadro cui assistiamo nelle sperimentazioni che avvengono in architettura sulla scena mondiale.
Rem Koolhaas e gli altri, il grande ventaglio di voci diverse mostra il costante sforzo di un andare oltre. È un andare oltre trascinando con sé tutte le vie dell'arte del secolo appena trascorso.
Le teorizzazioni si fanno interessanti ed anche qui l'architettura anticipa la società lasciandosi dietro l'edilizia la più retriva e brutta che si sia mai potuta realizzare.
E certo questo è nodale. Una architettura deve trascinarsi dietro, irrorandola, anche l'edilizia, come è stato per il passato.
È l'arduo percorso del futuro.
Anche qui il parametro è la bellezza... negata.