Gli strumenti di rilevamento a disposizione di Jacopo de' Barbari per la restituzione in pianta della città di Venezia
di Emiliano Balistreri
La pianta prospettica a volo d'uccello Venetie milia quingenti (Venetie MD) è
la veduta d'insieme della città di Venezia più famosa e più nota ed è al
contempo immagine emblematica ed enigmatica.
La città si manifesta, si rivela come in un'epifania nel suo splendore
rinascimentale assurgendo a mito di se stessa; è la città ideale per eccellenza
che si svela allo spettatore ed al mondo in tutto il suo fulgore all'apice
della gloria.
La pianta prospettica ne esaltata la magnificenza presentando una città litica
con una configurazione urbanistica già compiuta; si tratta quindi di una
rappresentazione descrittiva che è pure celebrativa, infatti è un documento
visivo ma anche un capolavoro artistico della cartografia disseminato di
simboli e di richiami allegorici.
Il presupposto per la realizzazione di una restituzione stereometrica così
raffinata della città (anche se fuori scala e con rotazioni di volumi) è una
competenza geometrica e matematica del suo autore connessa alla conoscenza
della teoria delle proporzioni e della prospettiva.
Questo capolavoro rinascimentale (la cui matrice, composta da sei tavole di
legno di pero per un totale di cm. 139 x 282, è conservata al Museo Correr di
Venezia e di cui si conoscono tre stati a stampa) fu inciso al negativo con una
perizia tecnica fuori dall'ordinario nell'arco di tempo di tre anni, come si
evince da un documento del 30 ottobre 1500 conservato presso l'Archivio di
Stato di Venezia, ovvero una petizione (richiesta di privilegio di stampa e
vendita) rivolta al Doge Agostino Barbarigo dal mercante tedesco Anton Kolb;
l'opera nacque quindi come un'impresa con intento commerciale utile però anche
ad una sorta di captatio benevolentiae nei confronti della Signoria Serenissima
da parte dell'influente esponente della comunità tedesca residente in città.
La pianta prospettica non è firmata ma è unanimemente ritenuta opera di Jacopo
de' Barbari (fu Ernst Harzen nel 1855 ad attribuirgli la paternità della Pianta
Venetie MD seguito da Passavant nel 1860 e da Kristeller nel 1896), comunque,
chiunque ne sia l'autore (o gli autori), quel che è certo è che fu
commissionata dal Kolb e che fu indispensabile una preliminare campagna di
rilevamento delle varie insule e dei vari edifici con capisaldi atti a tale
scopo; l'aspetto mirabile poi è dato dal fatto che il punto di vista è posto
circa a 300 metri sul medio mare sopra l'isola di San Giorgio e dunque la città
fu immaginata mentalmente dall'autore che all'epoca avrebbe potuto raggiungere
al massimo un'altezza inferiore ai 100 metri (salendo sulla cella campanaria
del campanile di San Marco).
Forse, tra i vari simboli presenti nella rappresentazione, la croce latina
posta sopra la testa del Vento Subsolanus è un richiamo allegorico al baculo,
strumento per il rilievo, uno degli strumenti allora disponibili tra quelli che
probabilmente furono utilizzati per l'intero lavoro di rilevamento topografico
necessario alla successiva restituzione bidimensionale prospettica, operazione
attuata dall'autore ed aiuti con i metodi basati prevalentemente sulla
trigonometria empirica; sotto il profilo prettamente aritmetico infatti i
calcoli si eseguivano tramite la proporzione tra tre termini noti ed
un'incognita in modo da determinare il valore numerico di quest'ultima secondo
il metodo teorizzato già nel 1220 da Leonardo Fibonacci ne Practica geometriae.
Si trattava quindi di applicare principi di trigonometria piana grazie alla
conoscenza e determinazione di angoli e lati di triangoli in relazione a
capisaldi o punti di riferimento dati.
Per una comprensione intuitiva del tipo di operazioni svolte per il rilievo
delle insule di Venezia si rimanda alle seguenti sintetiche descrizioni
esplicative degli strumenti ed alle immagini degli stessi.
Astrolabio:
strumento astronomico basato sulla proiezione stereografica della sfera
celeste su un piano, noto in Grecia nelle sue forme rudimentali sin dal 150 a.
C. circa; l'astrolabio lineare invece è un regolo calcolatore inventato nel
XIII secolo da Nasir Ad-din at-Tusi; in topografia veniva utilizzato
prevalentemente per la misurazione di distanze orizzontali.
Bacolo o bastone:
asta a forma di croce latina con un braccio corto posto vicino ad uno delle
sue estremità; permetteva il calcolo di angoli puntandolo verso un punto di
riferimento.
Bussola topografica:
dallo strumento d'orientamento magnetico deriva la bussola topografica che
consiste appunto in una bussola magnetica unitamente ad un tacheometro (simile
al teodolite ma munito di declinometro per l'orientamento) ed a due traguardi
(aste atte a determinare un punto di riferimento); tramite questa bussola i
rilevamenti risultano calcolando le differenze tra gli angoli determinati nei
due punti; lo strumento serviva per la misurazione di valori numerici da
riportare sul piano nei rilevamenti topografici.
Cerchio graduato:
cerchio graduato da 0 a 360 gradi, descritto da Leon Battista Alberti nei
Ludi matematici del 1448, serviva per misurare gli angoli.
Quadrato geometrico:
strumento utilizzato per le misurazioni terrestri, nello specifico per il
calcolo di distanze in verticale; consiste in un solido quadrangolare cavo di
cui due lati sulla faccia superiore riportano una scala graduata sulla quale si
sposta un'asta mobile fissata al vertice opposto della medesima faccia, su
detta asta sono presenti due mirini necessari per traguardare il punto da
rilevare.
Squadra:
strumento a forma di triangolo rettangolo per delineare parallele e
perpendicolari a segmenti dati.
Squadro:
strumento agrimensorio atto a tracciare allineamenti sul terreno, consiste
in un cilindro cavo provvisto di due coppie di fenditure corrispondenti a due
piani diametrali tra loro perpendicolari.