La tipologia architettonica per antonomasia del Razionalismo italiano
di Paolo Gioffreda
Il corso del Razionalismo Italiano tra le due guerre scorreva unitamente ad un complessivo insieme di multipersonalità progettuali: un razionalismo tanto eclettico, quanto uniforme; tanto più disomogeneo nelle sue singolarità, quanto più omogeneo nella costellazione progettuale del suo insieme; identificabile laddove ogni personalità faceva scuola a sé, in realtà assai originali, ma organiche nello stesso movimento, per tutti valido e che suggeriva lo storico passaggio comune da intraprendere.
L'Archivio Centrale dello Stato - in collaborazione con il Dipartimento di Caratteri dell'Architettura, Valutazione ed Ambiente dell'Università di Roma "La Sapienza" e con la Regione Lazio - ha presentato la rassegna "Le Case del Fascio in Italia e nelle Terre d'Oltremare". Una rassegna vastissima con oltre undicimila edifici censiti e documentati, quattrocento grafici e foto d'epoca esposti, con progetti anche inediti ed in originale, fra quelli dei maggiori professionisti attivi in quel periodo - Adalberto Libera, Saverio Muratori, Ludovico Quaroni, Giuseppe Samonà e Giuseppe Terragni inclusi -.
Rifioriva l'Architettura, dopo secoli di ristagno, grazie ad innovazioni che giungevano dalla sfera dell'istruzione, dell'arte, della politica, della scienza, della tecnologia: il Razionalismo Italiano dava la facoltà di ideare personalmente e far realizzare un'architettura così ricca di creatività e di varietà di realizzazioni, diffuse in un unico movimento, come non mai nella storia.
Sopra: elaborato originale del progetto di Giuseppe Terragni
Sotto: composizione degli originali fotografici, per la rassegna all'Archivio Centrale dello Stato
In un'attenta indagine che è stato possibile esercitare, grazie alla mostra curata da Flavio Mangione ed Andrea Soffitta - che hanno peraltro curato due esclusivi cataloghi sull'esibizione stessa, di cui uno con Paolo Portoghesi - è stato possibile precisare le rotte di navigazione che i progettisti delle Case del Fascio seguivano, lungo un numero imprecisabile e sorprendente di correnti policrome nel mare razionalista. Il tutto con un comune atteggiamento, in maniera interamente estranea ad una forma eccessiva di attuabili, esplicite e obbligate teorizzazioni ma, al contrario, con una certa e chiara dimostrazione di dignitoso distacco professionale. Si prendeva il largo con abilità creative, ispirate a regole e modelli architettonici del passato, tradizionalmente storici - classici, medioevali, rinascimentali -, per approdare ad una volontà autentica di protendersi nel futuro con abilità creative, ispirate sia al servizio delle necessità sociali, sia ai linguaggi tecnici ed artistici del periodo.
L'esposizione stessa degli elaborati, disposti armonicamente per facilitarne l'approfondimento, infonde la necessità di una sana e diffusa assimilazione, tanto degli ancora inesplorati contenuti culturali stillatici da questa tipologia edilizia, quanto delle metodologie degli studi che l'hanno originata, nella valutazione che furono fondate circa 11.000 Case del Fascio (di cui 5000 realizzate ex novo con più di 20.000 grafici) e nella valutazione di accrescere la memoria e la consapevolezza di coloro che operano nella sfera architettonica ed urbanistica di oggi.
Una ricerca visiva quindi che risveglia e rischiara la memoria culturale dei visitatori-progettisti, con delle "novità del passato", del nostro passato, nascoste esageratamente da quella damnatio memoriae, che avrebbe preteso di riuscire a rimuovere per sempre le opere del Ventennio: dagli edifici con volumi più semplici, a quelli più sfoggiati; da quelli con scomposizioni in piani, organizzati attraverso un rigoroso rapporto di pieni e vuoti - semplicemente facciate, le cosiddette architetture che fanno quadro -, a quelli che descrivono gli spazi grazie a nette e maggiori distinzioni e movimenti volumetrici.
Linguaggi letterari quindi antitetici nel mostrare la tridimensionalità, ma paritetici nell'espressione del carattere razionalistico: un insieme di qualità che l'architettura attendeva da secoli. In un'accurata analisi delle Case del Fascio progettate e realizzate, tanto in Italia, quanto nei possedimenti coloniali, è possibile ad esempio individuare un indubbio numero di progettisti, che prese ad esempio le imbeccate del Terragni, riuscì a far superare operativamente ognuno di loro, grazie alle metodologie, tanto compositive, quanto decompositive, dell'architetto comasco, particolarmente nella restituzione ai caratteri della facciata di un ruolo da protagonista, coerentemente innovativo e rivitalizzante per quella fase storico-architettonica -"nei loro rapporti di vuoto e di pieno, di masse pesanti e strutture leggere abbiano a donar all'osservatore un'emozione artistica" (G. Terragni) -.
Viene così ad accrescersi, nell'ordinamento del razionalismo europeo, una scuola rivitalizzante, che studia e si esprime in forme architettoniche rigeneranti la classicità nella contemporaneità (vedi www.archimagazine.com/aragioffreda.htm). Si riusciva, inoltre, a sovrastare le teorie funzionaliste stesse, quelle sorte ai primordi del razionalismo con la Bauhaus, grazie ad una attenta e libera rappresentazione della facciata, non più intesa come espressione di ciò che si trova all'interno del fabbricato, bensì come composizione completa in sé, in un linguaggio privo di eccedenze, sociale e moderno, in un linguaggio trasversale, lungo luminose organizzazioni compositive di qualità e non solo razionalmente utilitaristiche, poi ripercorse dai più singolari studi formali dell'architettura, dal dopoguerra ad oggi.
Pertanto, con la più attenta osservazione, attraverso la documentazione della rassegna delle Case del Fascio, anche grazie all'ulteriore apporto di filmati dell'Istituto Luce e di ricostruzioni virtuali sui più interessanti progetti studiati, si è potuto documentare che la mentale rappresentazione dell'ambiente urbano, durante quella particolare ed irripetibile fase storica, viene attuata continuativamente in quello di "città costruita", priva di formali sentimentalismi, ma tesa, piuttosto e senza eccezione, alla concretizzazione di un purissimo, ragionevole assetto ed equilibrio del centro abitato.
Le Case del Fascio si rivelano, inoltre, fondanti di una parte rimarchevole per il cammino evolutivo dell'architettura, anche nell'azione dispositiva delle destinazioni, interessanti soprattutto per le implicazioni di natura sociale: destinazioni per uso uffici con compiti politico-amministrativi, per uso celebrazione del regime, centri di svago e ristoro, per uso di servizi assistenziali, di educazione fisica e culturale, di corsi di formazione e così via dicendo.
Ritorna la torre, ritorna l'architettura che si individua e si identifica, ad ampio raggio urbano, come luogo e punto centrale, emblema e protagonista della stessa vita urbana.
Tanto l'attenzione quanto la partecipazione dei progettisti per l'Architettura Razionalista Italiana, ci svelano i modelli formali e, anche mediante questi, quelli linguistici fra i più specifici degli interpreti del Movimento Moderno, ci svelano l'oggettivo sorpasso disciplinare sui "principi" stabiliti del Razionalismo mondiale o, se si vuole usare un razionale eufemismo, la negoziazione e l'incremento disciplinare a quei principi.
Si potrebbero riscoprire contenuti utili a spronare la percezione progettuale odierna, come le percezioni visive "bidimensionali" nelle disposizioni scenografiche e di quelle che ne conseguono, fino alle fughe dei prospetti che, liberate dalla materia, li rendono "pluridimensionali". Si potrebbero riscoprire le dislocazioni centrifughe degli elementi compositivi, poi la conseguente rarefazione della massa architettonica e l'instabilità delle relazioni tra interni ed esterni. Si potrebbe riscoprire un orizzonte che solo l'architettura più recente ha probabilmente incominciato ad esplorare ed a percorrere.
Concepire ed assimilare in profondità i progetti delle Case del Fascio può palesarsi sostanziale, per concepire ed assimilare l'architettura contemporanea, mediante le loro relazioni di analogie, similitudini, omogeneità, differenziazioni. Concezioni ed assimilazioni che fanno impegnare l'architettura contemporanea a leggere, meditare, contemplare e riesaminare i propri valori culturali, non solo da intendere come costumi progettuali trascorsi, come irripetibili celebrazioni del presente, ma come tradizione architettonica da conservare, approfondire e riproporre per le valutazioni progettuali del futuro.