Macchinette. Le bubblecars nel Design del Novecento
Roma - Edificio EX - G.I.L. di Luigi Moretti
Dal 7 marzo al 6 aprile 2008
Questa di Roma è la più grande rassegna europea dedicata alle "macchinette" che, per la prima volta, si possono ammirare in un numero e in una varietà mai vista
La Fondazione CE.S.A.R. Onlus, in collaborazione con la Regione Lazio ed EUR S.p.A., propone un evento espositivo su un fenomeno di portata europea degli anni Cinquanta, relativo alla creazione di un modello meccanico finalizzato alla diffusione di massa delle piccole vetture. Circa 40 modelli originali di macchinette (“bubblecars”) degli anni '50, sono state restaurate secondo criteri filologici e riportate al loro stato originario, consentendo il recupero di un particolare patrimonio legato al design italiano del dopoguerra.
Galleria d'immagini:
In contrasto con l'estetica monumentale della produzione automobilistica del
dopo guerra ancorata allo stile della progettazione architettonica delle grandi
opere degli anni precedenti, testimoniate dai manufatti dell'E42 dove questa
mostra si contestualizza, il progetto creativo delle Bubblecars riconduce ad
un'immagine più intima e minimalista, alla portata di tutti, in risposta alla
necessaria mobilità dell'era del boom economico.
L'evento, oltre a rappresentare un fenomeno della società, nei difficili anni
della ricostruzione, rappresenta parallelamente un'utopia verso la modernità ed
il corredo tecnologico dell'uomo moderno.
La mostra offre la visione di un esteso numero di esemplari di microcars,
nell'originale stato di conservazione e di altri esempi perfettamente
restaurati secondo rigorosi criteri filologici. La mostra si avvale di un ricco
apparato documentario di immagini d'epoca, di repertorio pubblicitario che contestualizzano
le auto nei fenomeni di costume dell'epoca.
L'allestimento prevede la collocazione delle “macchinette” in un ideale
contesto cittadino degli anni ‘50.
Questi piccoli gioielli sono stati un fenomeno di moda e costume protagonisti
di numerosi film tra cui: "Lisbon Story" di Wim Wenders; "Brazil"
di Terry Gilliam; "Cenerentola" a Parigi con Haudrey Hepburn.
L'esposizione sarà l'occasione per riflettere anche sui temi della città, della
mobilità, e del risparmio energetico attraverso una serie di conferenze nella
stessa location.
Bubblecars
Anni '50, gli orizzonti si allargano, le città si espandono e i mezzi di
trasporto diventano indispensabili.
Protagonisti di questa vicenda sono la “macchina”, il mito per molti
irraggiungibile e lo “scooter”, un mezzo alla portata di tutti.
Ma come poter avere contemporaneamente la comodità e l'economicità di ognuno di
loro?
Nascono le “Bubblecars”, auto colorate, dalle forme accattivanti molto spesso
impegnativi esercizi di design che danno luogo a linee mai viste, in macchine
che sembrano giocattoli.
Ecco così un perfetto mix tra la classica automobile e il più svelto e pratico
scooter. Questo nuovo concetto di “auto” ideato per soddisfare le esigenze di
un mercato in continua evoluzione, mise alla prova la creatività di molti
progettisti, soprattutto italiani, che cercarono di dare una forma tutta nuova
stravolgendo quelli che erano stati i canoni fino ad allora.
Nasce l'Isetta, incredibile macchina dalle mille soluzioni innovative, forse
troppo all'avanguardia per essere apprezzata fino in fondo.
Negli stessi anni ecco il Messerschmitt, auto dal disegno questa volta più
aggressivo, nato dalla riconversione dell'industria bellica tedesca.
Dalle fabbriche di Regensburg uscirono questi particolarissimi veicoli che
utilizzavano le carlinghe degli aerei da caccia del secondo conflitto mondiale.
Fu così che italiani, francesi, tedeschi e inglesi si cimentarono in quegli
anni nella progettazione di mezzi che proponessero una forma innovativa
abbinata alla risoluzione delle problematiche della mobilità di un'Europa in
pieno boom economico, durante il quale la gente aveva bisogno e soprattutto
voglia di muoversi.
Purtroppo non tutti i progetti vennero apprezzati e si diffusero in ugual
misura, così accanto alla diffusissima Isetta fecero la loro comparsa, seppur
brevissima e in pezzi molto limitati, modelli come Mopetta, Victoria spatz e Rollera
usciti dalla penna di Egon Von Brutsch, il più prolifico e incompreso
progettista di microvetture.
Francesco De Cunto
Città Mobile
Posseduta da Cary Grant ed Elvis Presley, questo “uovo su quattro ruote”,
come il piccolo veicolo fu descritto fin dall'inizio, rappresenta il clou del
fenomeno Bubblecars, macchine-bolla, così chiamate per le loro forme sinuose
associate a ridottissime dimensioni e di cui l'Isetta rappresenta l'apice di
una produzione che in quegli stessi anni comprendeva nomi quali Heinkel & Troian,
Janus, Ladybird, Messerschmitt, Peel Trident, Shelter e Velorex.
Essenzialmente legata all'avventura di un industriale italiano nel mondo
dell'automobilismo, Renzo Rivolta, l'Isetta rappresenta l'affermarsi di un
nuovo design in fase sperimentale già in adozione nella produzione industriale
degli anni cinquanta.
Successivamente fu ceduta alla BMW, alla quale i Rivolta avevano concesso la
licenza di produrre il mitico “ovetto” a partire dal 1955 e che ne determinò la
rinascita con la rispettabile produzione di 162.000 esemplari.
L'opposto accadde con la Messerschmitt, nota fabbrica di aerei da caccia, che
diede licenza all'italiana MIVAL di Gardone Valtrompia per la produzione del
MIVALINO.
Indubbiamente la microcar più simpatica e famosa al mondo, aiutata anche dal
cinema e da autori quali Wim Wenders nella sua Lisbon Story, la straordinaria
Isetta nacque in realtà dall'idea dell'ing. Ermenegildo Preti che diede forma a
questa gloriosa vetturetta la cui produzione fu avviata dalla Iso Rivolta, una
fabbrica di frigoriferi e scaldabagni, la Iso-thermos, fondata a Genova nel
1939.
Il passaggio alla produzione automobilistica fu graduale. La minuscola Isetta,
lunga 2,28 metri e larga 1,38, era infatti una via di mezzo tra un'automobile
ed una motocicletta, uno scooter cabinato con quatto ruote, le cui due
posteriori ravvicinate, e un motore bicilindrico di 250cc di derivazione
motociclistica. Le caratteristiche più curiose della Isetta erano la linea ad
uovo e l'abitacolo (per 2 persone) con un'unica porta frontale inglobante anche
parabrezza e volante, per l'accesso dei passeggeri.
Ma era in città che queste Bubblecars davano il meglio di sé: Fritz Fiedler,
allora responsabile dello Sviluppo veicoli di BMW, diede ai giornalisti questo
consiglio sul modo di parcheggiare l'Isetta: «Si entra nell'area di parcheggio
perpendicolarmente al cordone del marciapiede, si parcheggia e si esce dal
davanti, poggiando i piedi direttamente sul marciapiede».
Questo tipo di automobile dalle dimensioni ridottissime e dai mini consumi di
carburante, rappresentava già allora la "soluzione ideale del problema della
mobilità per chiunque avesse bisogno di un veicolo agile e facilmente
manovrabile, con costi di esercizio ridotti e facile da parcheggiare".
Il fenomeno affascina dunque essenzialmente per la rivisitazione di un progetto
intrinsecamente fallimentare o destinato irrimediabilmente al tramonto nel giro
di quindici anni per una spietata concorrenza della grande industria
automobilistica, ma intriga per il radicamento in Europa di un'idea e della
creatività italiana nell'immediato dopoguerra.
La produzione di Bubblecars rappresenta inoltre oggi una risposta interessante
nell'attualità ai problemi di mobilità nelle grandi città, un fenomeno
propriamente europeo che provocò interesse e investimento nei maggiori paesi
del vecchio continente, e che ancora oggi non cessa di richiedere soluzioni
innovative.
Cristiano Rosponi
Macchinette. Le bubblecars nel Design del Novecento
Roma - Edificio EX - G.I.L. di Luigi Moretti
Largo Ascianghi, 5 Trastevere - Roma
dal 7 marzo al 6 aprile 2008
Orario da domenica a giovedì 15-20 - venerdì 15-22 - sabato 10-22
Ingresso: libero