Giulio Cesare. L'uomo, le imprese, il mito
Gli “amori” di Cesare
Il mito di Giulio Cesare e due “tifosi” d'eccezione: Napoleone I e Napoleone III
Cesare costruttore
Giulio Cesare e il suo tempo: gli avvenimenti principali
Il dado è tratto. Cesare, eroe in solitudine
Tutti non sanno che…: le ceneri di Cesare
Veni, vidi, vici. Cesare autore letterario
Veni, vidi, vici. Cesare autore letterario
La fortuna di Cesare nella storia, si deve non solo alle sue strepitose
vittorie riportate come condottiero e alla nuova concezione del potere da lui
instaurata, ma anche alle opere letterarie da lui composte e che da subito
hanno contribuito ad incrementarne la statura e la fama.
Le opere principali sono costituite dai resoconti delle grandi campagne
militari da lui sostenute: i Commentarii de bello Gallico, che trattano
delle imprese in Gallia tra il 58 e il 52 a.C., e i Commentarii de bello
civili, che si riferiscono alla guerra combattuta contro Pompeo tra 49 e
48.
La loro composizione, nella modalità e nei tempi, rivela immediatamente il fine
politico di tali opere, a partire dai titoli, frutto di una scelta certo
meditata.
La scelta di redigere dei Commentarii indica una redazione veloce e
priva dell'utilizzo di formule artistiche e retoriche che avrebbero reso
migliore il testo, ma anche suggerito una prospettiva più distaccata e
personale degli avvenimenti. L'intento cesariano è evidente: la pretesa
semplicità e oggettività, sottolineata anche dalla scelta di non usare la prima
persona ma di presentarsi come un personaggio come gli altri, inducono il
lettore a seguire e immedesimarsi nelle scelte e nelle azioni operate dal
comandante, soprattutto nei momenti di maggior contrasto con le autorità
istituzionali, in primis il Senato.
La scaltrezza di Cesare lo porta a realizzare opere che “sembrano” oggettive e
imparziali, dove non compaiono ad esempio espliciti, rudi attacchi o giudizi
sull'avversario, ma dove volute omissioni o meditate scelte di parole
circoscrivono e descrivono fatti altrimenti imbarazzanti. Anche Cicerone elogia
i Commentarii, “nudi, schietti e pieni di grazia, spogliati di ogni
abbellimento oratorio come un corpo senz'abito”.
Il De bello Gallico è stato scritto in sette libri, forse a partire
dallo stesso anno 52 al quale poi giunge la narrazione. L'opera è coerente col
genere dei Commentarii: secondo Aulo Irzio, luogotenente, aiutante e continuatore
di Cesare (questi è l'autore dell'ottavo libro dell'opera), il proconsole
scrisse quest'opera molto rapidamente, come si deduce anche da alcune
contraddizioni interne, nonché da certe cadute di stile e differenze tra i
singoli. È possibile che il lavoro finale sia stato abbastanza veloce
(considerando anche l'attività politica ed istituzionale di Cesare) e forse
proprio per questo l'autore non ha rielaborato e uniformato tutti gli appunti e
gli scritti frammentari accumulati negli anni precedenti. L'altro importante Commentarius
è noto come De bello civili: in tre libri, racconta lo scontro con
Pompeo e venne pubblicato nel 46, mentre Cesare stava consolidando il potere
conquistato sul campo contro i rappresentanti della classe senatoriale più intransigente.
L'asciuttezza e la pretesa oggettività sono ancora più nette in quest'opera,
composta dal dittatore per illustrare le ragioni che lo hanno portato ad
un'azione che, di fatto, è un tradimento contro la patria.
Meno notevoli ma degne di interesse dovevano essere le opere purtroppo perdute,
sia perché mostravano l'assorbimento della cultura greca da parte di Cesare,
sia perché ne mettevano in luce le qualità artistiche di poeta, grammatico ed
oratore. La perdita principale riguarda l'orazione composta in onore della zia
Giulia, sia per il contenuto - la discendenza mitica da Enea e Venere - che
per l'oratoria, lodata a distanza di oltre un secolo da Quintiliano.
Lo stile, l'abilità letteraria e l'autostima di Cesare - nonché la loro
importanza nel complesso della sua personalità - sono riassunti in
un'iscrizione che egli dettò per il corteo trionfale del settembre del 46, un
motto divenuto proverbiale: “Veni, vidi, vici”.
Giulio Cesare. L'uomo, le imprese, il mito
Roma - Chiostro del Bramante
Dal 24 ottobre 2008 al 5 aprile 2009