Nuovo Museo del Duomo di Monza
Monza - Duomo
Dall'8 novembre 2007
Un nuovo, emozionante Museo ipogeo per presentare, per la prima volta in modo
organico, tutti i capolavori del celeberrimo Tesoro del Duomo di Monza.
Giuseppe Arcimboldi e Giuseppe Meda |
Milano, arazziere Antonio Maria da Bozolo |
Sarà presentato alla stampa il prossimo 8 novembre 2007, dopo 10 anni di lavori durante i quali il nuovo Museo è stato scavato e realizzato sotto il complesso dell'antica Cattedrale voluta da Teodolinda, Regina dei Longobardi. A "firmare" la nuova architettura è Cini Boeri, con l'apporto, per l'immagine coordinata, di Pierluigi Cerri e di due "maghi" dell'illuminotecnica come Serena e Francesco Iannone. Il nuovo Museo, direttamente accessibile dal esterno, è articolato su due livelli modellati al loro interno con grande sensibilità da Cini Boeri, che ha sapientemente interpretato il desiderio della committenza di poter contare su di una struttura il più flessibile e polivalente possibile che, oltre alle collezioni permanenti, potesse ospitare anche mostre temporanee, eventi musicali, conferenze e incontri.
Corona Ferrea, metà del IX sec
Oro, gemme e smalti
Diametro 15 cm e altezza 3,5 cm
Monza, Duomo
A farsi integralmente carico della complessa opera sono stati Franco e Titti Gaiani,
mecenati monzesi che hanno volto garantire una nuova "casa" ai tesori
accumulati durante i millecinquecento anni di storia della Cattedrale di Monza.
Il percorso del nuovo Museo - che sarà tra i più importanti al mondo del suo
settore -inizia dalla stessa Cattedrale ed esattamente dall'altare nel quale è
custodita la Corona Ferrea, con cui furono incoronati imperatori e re, da
Federico Barbarossa a Napoleone Bonaparte.
Copertina di Evangelario, 600 circa |
Ampolle di Terrasanta, VI-VII secolo |
Storia e leggenda si intrecciano alle origini del Tesoro del Duomo di Monza
che, con i suoi pezzi di raffinata bellezza e di incomparabile valore storico e
artistico, rappresenta da secoli l'orgoglio della città insieme alla basilica
cui fu donato e che lo ha custodito - dopo sottrazioni e restituzioni - fino ad
oggi. Basilica che, proprio per la presenza del Tesoro, fu teatro di avvenimenti
religiosi e politici narrati nei rilievi, negli affreschi e nell'apparato
decorativo dell'intero edificio.
Lo straordinario complesso degli oggetti d'oro e d'argento donati dalla regina Teodelinda
alla fondazione della chiesa longobarda e da Papa Gregorio Magno al battesimo
del figlio Adaloaldo (603), si è arricchito nel tempo con ulteriori donazioni
da parte di importanti regnanti e uomini di chiesa, quali Berengario I, re
d'Italia nell'888, e Ariberto da Intimiano, arcivescovo di Milano dal 1018. Il
complesso di oggetti venne trasferito dalla sacrestia nel quale giaceva da anni
al Museo Filippo Serpero, spazio espositivo voluto dalla Parrocchia nel 1963.
San Giovanni Battista
Inizi XV secolo
Rame sbalzato e dorato
Monza, Museo e Tesoro del Duomo
La nuova area espositiva è di complessivi 1400 mq e trasforma il "Serpero"
- del quale si prevede in futuro il restauro integrale - nella sezione
d'apertura di un più vasto e complesso percorso di visita che confluisce in un
unico grande vano.
La scelta e l'ordinamento delle opere prevede due nuclei espositivi ben
armonizzati tra loro, anche se strutturalmente distinti, che riflettono la
ripartizione del patrimonio in altrettante sezioni, assumendo come sparti acque
il 1300, anno in cui la famiglia Visconti decide di rifondare l'edificio voluto
da Teodolinda nel VI secolo, in occasione del primo Giubileo di papa Bonifacio
VIII. Pertanto, nella prima parte del percorso sono esposte le opere
provenienti dalla prima basilica, mentre nella seconda è testimoniata la storia
del Duomo e del Tesoro dal Trecento ad oggi.
Due vicende che continuano ad intrecciarsi ancor oggi, anche grazie
all'importanza storica e simbolica nei secoli sia della regina Teodelinda sia
della Corona Ferrea, uno dei simboli religiosi e politici dell'occidente almeno
fino al XX secolo.
Anonimo
Chioccia con sette pulcini, secolo VI e interventi successivi
Argento sbalzato e dorato
Monza, Museo e Tesoro del Duomo
Il percorso è stato ripartito in quattro grandi sezioni. Mantenuto l'asse
cronologico come presupposto essenziale, il patrimonio è stato aggregato
secondo "temi forti", che aiutassero a contestualizzare gli oggetti,
a legarli tra loro e a metterli in relazione con il Duomo e con il tessuto
urbano.
Quindi, dopo la parte dedicata al tesoro medievale, la prima sezione ha per
oggetto l'età dei Visconti. Ad accogliere il visitatore è il ritratto di
Giovanni Visconti, l'arcivescovo e signore di Milano che rese possibile la
restituzione del Tesoro al Duomo dopo il trasferimento di quest'ultimo ad
Avignone in conseguenza del trasferimento della sede papale. Si passa poi
all'opera di Matteo da Campione, l'architetto al quale spetta - tra 1350 e 1396
- la rielaborazione della facciata, la realizzazione del battistero oggi
scomparso e quella del pulpito per le incoronazioni imperiali che tuttora
campeggia nella navata centrale. Il museo presenta una scelta delle lastre
figurate a traforo e le celebri "testine" provenienti dai 'gugliotti'
della facciata. Il grande affresco della Messa di San Michele introduce il tema
della "fortuna" di Teodelinda nel Trecento monzese e del mito delle
incoronazioni imperiali. Accanto al dipinto sono collocati il frammento di
Crocifissione attribuito a Michelino da Besozzo e i due capolavori
dell'oreficeria tardogotica lombarda: il calice di Gian Galeazzo Visconti e la
statuetta devozionale in argento di San Giovanni Evangelista, che ripete in
scala minore il grande San Giovanni in rame proveniente anch'esso dalla
facciata.
La seconda sezione - dal dominio degli Sforza alla metà del Cinquecento -
presenta una sceltissima selezione di pitture su tavola - tra le quali svetta
il polittico della Madonna in trono -; "L'ancona della Vergine", uno
dei più singolari incunaboli lombardi della pittura su tela, e il ricostituito
polittico di terracotta di S. Pietro Martire. Una speciale attenzione è stata
riservata alla grande vetrata del rosone di facciata, realizzato alla fine del
Quattrocento e sostituito nel XIX, oggi ricomposto nel museo al centro di una
parete di ben 12 metri di altezza.
Tra le testimonianze più straordinarie di questo periodo, anche in termini
quantitativi, sono probabilmente le ricche serie di arazzi: i due grandi
capolavori da cartoni di Arcimboldi con le storie di San Giovanni e i Millefleurs
fiamminghi recentemente restaurati dall'Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
La terza sezione è dedicata all'età dei Borromei, dei Durini e degli Asburgo c
quindi al fiorire della grande decorazione barocca e tardobarocca. Accanto ai
bozzetti del Legnanino e del Borroni è così ordinata una selezionata ed
esemplificativa quadreria, mentre in bacheche sono disposti gli oggetti
liturgici più significativi.
La quarta e conclusiva sezione è aperta dai bozzetti in gesso realizzati da
Angelo Pizzi su disegno di Andrea Appiani per il ciborio neoclassico
dell'altare maggiore, realizzato tra lo scadere della dominazione asburgica e
la prima età francese quando il Tesoro prende la via di Parigi (i codici
verranno tutti rilegati in marocchino rosso con le insegne di Napoleone) e la
Corona Ferrea torna simbolo delle antiche incoronazioni imperiali, prima con
Napoleone e poi con Ferdinando I d'Asburgo.
A sottolineare il legame con il presente, ampio spazio è stato dato sia
all'arte contemporanea che alla recenti donazioni, a partire dal riordino degli
avori medievali della collezione Durini-Trotti o all'esposizione della
Crocifissione lignea concessa dai Fossati. Tra le opere di artisti
contemporanei esposti nel nuovo Museo, la Crocifissione di Lucio Fontana, il
Cristo Risorto di Luciano Minguzzi e i cartoni di Sandro Chia per le vetrate
dedicate a Sant'Ambrogio e a San Carlo Borromeo, vetrate che saranno collocate
in Duomo in occasione dell'apertura del nuovo Museo.
Informazioni
Orari museo: dal martedì alla domenica 9-13 14-18; lunedì chiuso
Per informazioni: tel. 039 326383