Arte

La biografia di Amico Aspertini
Amico Aspertini 1474-1552. Artista bizzarro nell'età di Dürer e Raffaello
Aspertini ritrovato
Spunti per approfondire l'opera e l'artista Amico Aspertini: i saggi del catalogo della mostra
I duecento anni della Pinacoteca Nazionale di Bologna. Le Biennali d'Arte Antica di Andrea Emiliani

I duecento anni della Pinacoteca Nazionale di Bologna. Le Biennali d'Arte Antica

A cura di Andrea Emiliani

Particolare da: Amico Aspertini, Madonna col bambino e i Santi Giorgio, Giuseppe, Giovanni Evangelista e Sebastiano - Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi

Le grandi mostre bolognesi, iniziate con il successo della monografica di Guido Reni nel 1954, e proseguite due anni dopo dal ritorno dei Carracci, si chiamarono Biennali e crearono una sequenza che comprende una ventina e più di manifestazioni, capaci di toccare i vertici europei: come la mostra dedicata all'Ideale Classico nel Seicento, del 1962, o come la mostra dell'Arte del Settecento del 1979.
Il 1986, anno nel quale la Pinacoteca Nazionale ospitò Nell'età di Correggio e dei Carracci, fu il momento d'inizio per una decina d'anni di gemellaggi con la National Gallery di Washington, la Kunsthalle di Francoforte, il County Museum di Los Angeles e con il Metropolitan Museum di New York: e fu la volta di una rinnovata sequenza di mostre dedicate a Guido, al Guercino, a Giuseppe M. Crespi, a Ludovico Carracci. La tradizione delle Biennali d'Arte bolognesi, ha ripreso vigore nel 2006 con la mostra di Annibale Carracci presso il Museo Civico Archeologico e vede oggi il Comune di Bologna e la Pinacoteca Nazionale uniti nel progetto comune dedicato ad Amico Aspertini, evento che celebra anche i 200 anni della fondazione del museo bolognese.

La Pinacoteca Nazionale infatti, insieme all'Accademia di Belle Arti, saluta quest'anno il suo duecentesimo anniversario, e dà inizio alle celebrazioni con l'esposizione del grande scenografo e ornatista Antonio Basoli nelle Sale dette degli Incamminati (marzo-giugno 2008), per poi proseguire in autunno, dal 27 settembre 2008 all'11 gennaio 2009, esponendo nella sezione del Rinascimento - completamente rinnovata - l'opera completa del grande Amico Aspertini, vissuto tra il 1474 e il 1552. Una personalità davvero fortissima e sapiente, di una bellezza umana aggressiva intrisa di straordinarie passioni sentimentali.


Una mostra di Aspertini immersa e accompagnata da Raffaello e da Perugino, da Filippino Lippi e da Lorenzo Lotto, per non dire dei Costa e dei Francia che faranno corona ai grandi ospiti forestieri.
Una mostra nella mostra, per il pittore che si atteggiava a nemico o avversario del Rinascimento, che si richiami alla vitalità di Natura ed Espressione e che nei suoi disegni meravigliosi tiene il diario di un patetico classicismo romanzesco.
Se il riconoscimento artistico dell'Aspertini aveva avuto già nel "romanzo storico" di Carlo Cesare Malvasia dedicato, nell'anno 1678, a Bologna città dei pittori, una rimarcata valutazione, tuttavia la figura di Amico - dissonante più che avversario dell'umanesimo dolce e prudente dei bolognesi - dal Francia al Costa e a Innocenzo da Imola - costituì una testa di ponte per il grande ritorno dell'arte bolognese condotta negli anni '30 da Roberto Longhi. Il grande storico dedicò ad Aspertini pagine di stile e modelli critici di indimenticabile ed elevatissima misura storica europea. E ne saldò per sempre il ruolo per molti versi anti rinascimentale in Bologna, nel momento stesso della crisi delle oligarchie dei Bentivoglio.

Dalla pur straordinaria tranche de vie historique tracciata dal Longhi, il suo allievo più vicino e appassionato, scrittore d'arte incomparabile, Francesco Arcangeli, ha ricavato un'ulteriore, acre e insieme sentimentale ritratto. Egli lo ha inserito nella famiglia spirituale che, lungo il corso dei secoli bolognesi, accomuna al di là del tempo stesso artisti come Vitale e appunto Aspertini, e dopo di questi Ludovico Carracci e Giuseppe M. Crespi: la famiglia per la quale, scriveva, ogni norma rischia di essere costrizione curiale e religiosa, ed è così costretta a reperire forti espressioni e umanità coinvolta, di grado popolaresco e di cultura frequentemente difforme e dissonante. ‘Maestro' Amico che si oppone, progressivamente nel tempo alle puntate stilistiche e classistiche degli artisti provenienti da Firenze e dall'area toscano e umbra - dal Pintoricchio a Raffaello e al Perugino - e risolve di accendere la sua fantasia nella luce di flussi germanistici, come quello stesso del giovane Dürer (anch'egli in Bologna nel primo decennio del '500), nonché di esaltare una dimensione malinconica e decadente dell'Antico, che tutto l'umanesimo estremo teneva alla mano come un'inseparabile idea della storia.

Con ogni probabilità, l'animo e la mente dell'Aspertini dotato dunque d'una avversione non polemica, quanto piuttosto emersa da una elaboratissima cultura, tuffa molto del suo temperamento, e dei suoi caratteri peculiari, anche nel probabile disagio del tramonto dell'umanesimo e di preparazione dell'immediato affondo del manierismo. E nelle dinamiche fittissime del dibattito ideologico e religioso dello Studio d'una dotta Bologna al centro di mutazioni di cultura, di politiche e di filosofie.