Personalità spesso sfuggente, radicale e sconcertante nelle sue posizioni estetiche - conducendo una ricerca emancipata, elaborata, a volte "occulta" riguardante il tema del transito del tempo, della conquista dell’immortalità, dell’invisibilità e del raggiungimento di obiettivi impossibili come nel Tentativo di far formare dei quadrati invece che dei cerchi attorno a un sasso che cade nell’acqua (1971), intrapresi sia con strumenti artistici usuali sia con performances e collocazioni in un gioco frequentemente beffardo come in Mozzarella in carrozza (1968), Zodiaco (1970), Statue invisibili (1979), fino a giungere all’installazione in oggetto: Scheletro (1990) -, De Dominicis tendeva a scoraggiare ogni definizione del proprio lavoro, resistendo tenacemente alla pervasiva uniformazione del mondo artistico, isolandosi in un ritegno strenuamente difeso con forti tratti temperamentali.
Gino De Dominicis Calamita Cosmica
Benché centellinasse le proprie apparizioni in occasione di manifestazioni e rassegne, iniziò ad esporre nel 1966, non attribuendo alcun valore documentario ed espressivo alla fotografia - la sola immagine autenticata dall’artista è La foto ricordo della Seconda Risoluzione d’Immortalità (L’Universo è immobile) -, affidando il suo messaggio solo alle proprie opere e respingendo le "avances" del sistema dell'arte precostituito.
I suoi lavori ed installazioni sono stati però ugualmente contemplati in gallerie private e musei nazionali ed esteri, come a Roma, Napoli, Milano, Modena, Bologna, Grenoble, Londra, al Beaubourg di Parigi, presso il MOMA di New York, solo per citarne alcuni.
Dalla seconda metà degli anni ’70 in poi partecipò attivamente ad innumerevoli manifestazioni d’importanza internazionale, come Documenta di Kassel, oltre alle sue numerose presenze alla Biennale di Venezia.
L’impegno costante di De Dominicis - incentrato su una ricerca che si fondava su un eterogeneo sistema di pensiero estremamente radicato nella Storia, in particolare sui Sumeri e l’epopea di Gilgamesch - divenne il suo punto di partenza per una riflessione su tematiche esistenziali intrise di valori universali. La percezione del tempo, la vita, la morte, l’immortalità s’interiorizzarono in lui al punto di diventare la sua energia vitale, da rappresentare con ogni mezzo - letterario, pittorico, scultoreo… -, grazie ad una lucidissima e certamente sofferta riflessione sul proprio Io.
Calamita Cosmica - immensa e terrificante scultura, la cui nascita è rimasta per sempre avvolta nel mistero -, altro non è che uno scheletro di ben ventiquattro metri, ricomposto per l’occasione, abbandonato al suolo e creato forse in incognito. Esposto la prima volta nel 1990 al museo d’Arte Contemporanea "Magazin" di Grenoble e poi nel 1996 all’interno del cortile della reggia di Capodimonte a Napoli, torna - come un fantasma - ad essere visibile ai propri visitatori. Con queste parole, tratte dal catalogo dell’esposizione, il già citato Tomassoni interpreta l’installazione: "Senza scampo la commozione suscitata da questo che è uno dei testi più impressionanti ed ermetici del XX° secolo, frutto di un genio insuperabile che testimonia la percezione dell’assoluto e chiude il secondo millennio con un sigillo rovente. L’arte del XX° secolo ne conserverà il ricordo con la piena coscienza di non reggerne la portata […] In Calamita Cosmica, il riferimento mesopotamico sprofonda dentro un’antropologia dove l’ordine anatomico dello spazio corporale evoca il tempo del sovrumano. Cupa e impassibile, la perfezione formale dell’opera è attraversata dalle onde magnetiche di cui è strumento e protagonista. Al centro del campo indotto dall’asta puntata sulla falange distale della mano destra (obelisco, arnese apotropaico o gnomone, segno di raccordo tra microcosmo e macrocosmo, di sintonia interplanetaria e di collegamento tra gli stati dell’essere), il colosso celebra l’eroismo titanico di chi si è avventurato in spazi inaccessibili al dominio dell’esplorazione tecnologica."
L’ultima parte della sua vita De Dominicis lo dedicherà, negli anni ’80, ad un ritorno alla pittura, dominata da volti ermetici dal naso allungato, magari con un’irritante e sarcastica "risata", ossessivamente ripetuta - un supremo gesto di beffa alla Jarry: "Una risata vi seppellirà" - rivolta, supponiamo, a tutti i "Pinocchi" che circolano nel mondo dell’arte.
Oltre all’interessante catalogo, è prevista una pubblicazione con interventi di Marcella Anselmetti, Italo Moscati, Franco Rustichelli, Pio Monti, Alberto Boatto, Maurizio Calvesi, Duccio Trombadori, e dello stesso Italo Tomassoni.
Calamita Cosmica
A cura di Italo Tomassoni
Ancona - Mole Vanvitelliana, Banchina Giovanni da Chio, 28
Dal 26 giugno al 2 ottobre 2005
Orario: tutti giorni dalle ore 9 alle ore 13 - dalle ore 16 alle ore 20.
Catalogo: Edizioni Centro Culturale Una Arte
Per informazioni: 071 222 50 39 - 071 207 23 48
Calamita Cosmica
Articolo pubblicato il 18 luglio 2005
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