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Giulio Cesare. L'uomo, le imprese, il mito
Gli “amori” di Cesare
Il mito di Giulio Cesare e due “tifosi” d'eccezione: Napoleone I e Napoleone III
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Il mito di Giulio Cesare e due “tifosi” d'eccezione: Napoleone I e Napoleone III

Testa bronzea di Augusto, ca 25 aC - Londra, British Museum

La figura di Giulio Cesare, punto di riferimento attraverso i secoli per regnanti di ogni genere, è fondamentale nell'epoca che più di ogni altra ha cercato di imitare la Roma imperiale: il neoclassicismo e, massima espressione politica del periodo, l'impero napoleonico.
L'importanza della figura del condottiero è riassunta dal motto “Cesare si nasce, non si diventa” coniato da Napoleone I. Il gran corso cita spesso personaggi di riferimento, con cui si paragona soprattutto per esaltare le proprie imprese: i romani sono i preferiti, come suggeriscono frasi del tipo “Voi che conoscete bene la storia, non vi colpisce la somiglianza del mio governo con quello di Diocleziano?”
Ma è Cesare il primo punto di riferimento, perché anzitutto Napoleone di sé pensava: “Io sono della migliore stirpe dei Cesari, di quelli che fondano!” e ricorda che “Il giorno in cui, per un caso fortunat mi imbattei in Bossuet [vescovo e storico del XVII sec.], e lessi quello che scrive di Cesare, il quale vittorioso a Farsalia fu visto in un attimo in tutto il mon: quel giorno mi parve che si lacerasse di cima in fondo il velo del tempio, e credei di vedere avanzare gli dei. Da allora questa visione mi ha seguito ovunque, in Italia, in Egitto, in Siria, in Germania, in tutte le mie più grandi giornate!”.
La citazione fa parte di uno degli ultimi atti di Napoleone, il libro Précis des guerres de César, dettato già in esilio al fedele Marchand, lo stesso che ne raccoglierà le ultime disposizioni. Nella riflessione finale sulla sua vicenda, Napoleone paragona i suoi atti a quelli di Cesare, di cui narra le guerre e gli eventi fino alla morte, sottolineando differenze e affinità, in un estremo atto di autocelebrazione affidata al confronto con la grandezza di Cesare.
Apparentemente diverso è il rapporto con Cesare dell'ultimo imperatore francese, Napoleone III: ora la Francia non mira più ad essere un grande impero continentale, ad imitazione di quelli del passato, in primis quello Romano, ma si rifonda nell'esaltazione della propria gloriosa tradizione. 
Diventano così eroi nazionali gli antichi Galli, mentre  e i luoghi delle storiche battaglie sostenute da questi contro i Romani invasori sono oggetto di esaltazione nazionale. Lo Stato si assume l'incarico di individuare e monumentalizzare siti memorabili, come Alesia, Gergovia e Bibracte.
In particolare Alesia - identificata con la cittadina di Alise-Sainte-Reine in Borgogna-, è oggetto di scavi sistematici a partire dal 1861, spesso visitati dall'imperatore, che hanno portato al ritrovamento di notevoli materiali - raccolti nel Museo d'Archeologia Nazionale, creato nel 1862 a Saint Germain-en-Laye, nei pressi di Parigi-, segnalati visivamente da una monumento mastodontico dedicato a Vercingetorige, posto  nel sito dell'assedio.
Da notare che l'esaltazione celtica non significa denigrazione verso i romani: “Nell'onorare la memoria di Vercingetorige, non dobbiamo lamentare la sua sconfitta. È giusto ammirare l'ardente e sincero amore di questo capo gallico per l'indipendenza del suo paese, ma non dobbiamo dimenticare che è grazie a questo trionfo degli eserciti romani che noi abbiamo la nostra civiltà, le nostre istituzioni, le nostre tradizioni, la nostra lingua, tutto ciò giunge a noi dalla conquista” afferma Napoleone III nel 1866, non nascondendo affatto la propria ammirazione per l'impero di Cesare.

Giulio Cesare. L'uomo, le imprese, il mito
Roma - Chiostro del Bramante
Dal 24 ottobre 2008 al 5 aprile 2009