Gemito e la scultura a Napoli tra Otto e Novecento
Montevarchi (AR) - Il Cassero per la scultura italiana dell'Ottocento e del Novecento. Spazio Espositivo Ernesto Galeffi
Dall'11 marzo al 27 maggio 2012
Come finalità primaria “Il Cassero per la scultura italiana” di Montevarchi si
pone la ricerca e la valorizzazione della plastica italiana otto e
novecentesca. La felice collaborazione con alcuni dei più importanti
collezionisti privati italiani, in massima parte napoletani, ha reso possibile
per la prima volta in Toscana la presentazione di 70 capolavori di scultura
partenopea tra Ottocento e Novecento.
A cura di Diego Esposito e Alfonso Panzetta, promossa dal comune di Montevarchi
e dall'“Associazione Amici de Il Cassero per la scultura italiana
dell'Ottocento e del Novecento”, la mostra presenta un importante nucleo di 12
bronzi di Vincenzo Gemito (1852-1929), figura centrale nel passaggio tra Otto e
Novecento della scultura meridionale, che comprende tra gli altri lavori il
busto del «Pescatorello» la cui versione a figura intera è conservata al Museo
del Bargello di Firenze; l'«Acquaiolo», immagine di scugnizzo napoletano in
presa diretta sulla realtà contemporanea e punto di riferimento di intere
generazioni di artisti; la riduzione in bronzo del «Carlo V», mai esposto prima
d'ora, il cui marmo monumentale è sulla facciata del Palazzo Reale di Napoli,
mentre al periodo della maturità si riferisce il grande scudo di «Alessandro
Magno» in un esemplare di grandissima freschezza e dal cesello da orafo.
In allestimento figurano alcune tra le opere più importanti di Giovan Battista
Amendola (1848-1887): la grande «Venere che avvolge la chioma», già esposta
alla Biennale di Venezia del 1903, ma soprattutto i bronzi «A moment's rest» e
«Miss Lucy» che riferiscono della cultura inglese assimilata a Londra e
dell'amicizia con il pittore Alma - Tadema.
Di Achille d'Orsi (1845-1929), altro genio della plastica napoletana, oltre ai
bronzi «Don Basilio», «Testa di carrettiere» e lo studio della testa del
«Proximus tuus», è presente lo straordinario lavoro di grandi dimensioni «A
Posillipo». Pendant di quest'opera, per formato e qualità di fusione e cesello,
è «Il gatto e il topo», rarissimo lavoro di Gesualdo Gatti (1856-?). L'excursus
partenopeo comprende un'ampia selezione di 12 opere di Giuseppe Renda
(1859-1939), figura certamente di primo piano e punto di riferimento per gli
scultori più giovani, nel ventennio in cui Gemito si ritira in esilio
volontario. Di questo raffinatissimo scultore di origine calabrese, uno dei
pochi in Italia che assimila correttamente il clima del Nouveau internazionale,
sono visibili il notissimo, e all'epoca scandaloso, «Estasi» o «Voluttà»,
alcune cere dal modellato freschissimo e vibrante e la giovanile «Alma Venus» del
1888 che lo portò alla ribalta sulla scena nazionale come uno dei giovani più
promettenti del periodo.
La visione della scuola partenopea si sviluppa con ritmo attraverso le opere di
Raffaele Belliazzi (1835-1917), Enrico Mossutti (1849-1920), Vincenzo Alfano
(1850-c.1897), Rocco Milanese (1852-1931), Raffaele Marino (1868-1957),
Giovanni De Martino (1870-1935) e Vincenzo Aurisicchio, mentre l'esplosione
della nuova sensibilità novecentesca emerge dalle opere di Gaetano Chiaromonte
(1872-1962), Saverio Gatto (1877-1959), Francesco Parente (1885-1969), Giuseppe
Pellegrini, Giovanni Tizzano (1889-1975), Salvatore Pavone, Terra Renda
(1896-1967) e dai raffinatissimi animalisti Antonio De Val (1895-1977) e
soprattutto Ennio Tomai (1893-1969), presente con 3 opere informate sul gusto
degli animaliers parigini. Anche Filippo Cifariello (1864-1936), forse il più
grande ritrattista del suo tempo, nella tarda maturità partecipa di quel clima
internazionale modulato sulla sintassi Dèco, evidente nella scattante «Ballerina»
che ricorda le danze di Josephine Baker, ma a Cifariello si deve anche un
intenso ritratto del tenore Enrico Caruso (1873-1921), l'artista forse più noto
e amato in Italia e all'estero e del quale gli estimatori pensano di sapere
tutto, mentre invece a pochissimi è nota la sua attività di modellatore di
bronzi, arguti ed ironici, fusi per la maggior parte a New York, rarissimi ad
incontrarsi, ma uno dei quali è, come gemma incastonata, all'interno del
percorso della mostra.
Informazioni
Gemito e la scultura a Napoli tra Otto e Novecento
Luogo: Montevarchi (AR) - Il Cassero per la scultura italiana dell'Ottocento e del Novecento. Spazio Espositivo Ernesto Galeffi
Via A. Burzagli, 43 - Montevarchi (AR)
Periodo: dall'11 marzo al 27 maggio 2012
Inaugurazione: 10 marzo 2012
Orari: giovedì e venerdì: 10-13 e 15-18. Sabato e domenica: 10-13 e 15-19. Primo giovedì del mese: 21.30-23.30. Chiuso domenica 8 aprile, aperto lunedì 9 aprile e martedì 1 maggio
Catalogo: 176 pagine, a cura di Diego Esposito e Alfonso Panzetta edito da Fioranna Edizioni (Napoli)
Info:tel. +39 055 9108274