Arte

Italics. Arte italiana fra tradizione e rivoluzione, 1968-2008

Venezia - Palazzo Grassi
Dal 27 settembre 2008 al 22 marzo 2009

Curatore: Francesco Bonami

La mostra sarà anche al Museum of Contemporary Art di Chicago dal 18 luglio al 25 ottobre 2009

Perché una mostra come "Italics" oggi? L'idea alla base di "Italics" è scaturita da un lato dal bisogno di celebrare 40 anni di complessità e contraddizioni nel panorama artistico dell'arte italiana, dallaltro dal'la necessità di riflettere sul perché una realtà così ricca sia stata spesso sommersa dalle maree del mondo dell'arte contemporanea internazionale. Quali sono le ragioni per cui l'arte italiana è rimasta circoscritta, tanto da essere avvolta dal mistero per i curatori dei musei e i critici che operano al di fuori del paese?

Nanni Balestrini - Sì alla violenza operaia,1972 - Tecnica mista su tavola - Dim: 100x154,5 cm - Collezione privata, Carpi (Modena)

Renato Guttuso - I funerali di Togliatti, 1972 - Acrilici e collage di carte stampate su carta incollata a quattro pannelli di compensato - Dim: 340 x 440 cm - MAMbo, Museo d'Arte Moderna di Bologna, deposito permanente della Direzione Nazionale Democratici di Sinistra, Roma

Michelangelo Pistoletto - Le trombe del giudizio, 1968 - Alluminio - Dim: 200x100x100 cm ogni tromba - Collezione Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, Biella - Foto : P. Bressano



Margherita Manzelli - N, 2002 - Grafite e acquerello su carta - Dim: 64 x 83 cm - Courtesy Studio Guenzani, Milano

Francesco Vezzoli - An embroidered Trilogy, 1997-99 - Video installazione, 12 minuti - Courtesy Francesco Vezzoli e Galleria Giò Marconi, Milano

Maurizio Cattelan - Bidibidobidiboo, 1995 - Scoizttolo tassidermixxzto , mixed media - Dim: 58 x 50 x50 cm - Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino

Alessandra Ariatti - Lorenzo, 1995 - Olio su tela - Dim: 165 x 125 cm - Collezione Pareti

Recentemente il New York Times ha pubblicato un ampio articolo di Michael Kimmelman sulla scena artistica italiana in cui sono sottolineate chiaramente sia le opportunità mancate che l'inesauribile vitalità del mondo dell'arte italiana e del suo disomogeneo sistema di musei. Il fatto stesso che una mostra di questa entità, con più di 100 artisti e 180 opere non sia presentata da un i'stituzione pubblica italiana, ma da una nuova realtà privata come Palazzo Grassi a Venezia, e successivamente al Museum of Contemporary di Chicago, che ha sostenuto il progetto fin dagli inizi, la dice lunga sul malfunzionamento del contesto in cui gli artisti italiani hanno dovuto, negli ultimi 40 anni, lavorare, sviluppare e maturare i loro linguaggi creativi personali ed esclusivi.
Perché il 1968? Per diverse ragioni. Il 1968 è il primo anno della storia moderna ad assistere, sotto diverse forme e aspetti, a un fenomeno sociale e politico su scala globale. In tutto il mondo, dalla Francia all'Italia, alla Cina, al Messico e al Giappone, le società civili e le loro nuove generazioni di cittadini avvertono il bisogno di una trasformazione radicale delle istanze che regolano le loro vite, dalle università, alle fabbriche e alle strutture politiche. Il 1968 è l'anno con cui termina la sua indagine "Italian Metamorphosis", altra mostra di riferimento allestita al Guggenheim Museum di New York nel 1995, curata da Germano Celant. "Italics" raccoglie simbolicamente il testimone da quella mostra per continuare la storia da un diverso punto di vista, meno lineare e organizzato, più come un rizoma da cui sono nate molte radici diverse, cresciute in molte direzioni diverse. Il 1968 è anche l'inizio di un nuovo capitolo della cultura e della storia italiana, la fine del boom economico e l'avvento di un periodo fatto di molte contraddizioni la più evidente quella fra tradizione e rivoluzione. L'arte italiana è sempre stata trainata da queste due forze, una incatenata al passato e l'altra ansiosa di proiettarsi nel futuro.
Da Ghiberti e Brunelleschi, al futurismo, a De Chirico, agli artisti dell'Arte Povera, a una figura come Guttuso, fino a Cattelan e Vezzoli questa tensione fra conservazione e trasformazione è sempre esistita.
Il 1968 ha evidenziato il peso della tradizione che stava frenando la trasformazione della cultura italiana, ma non è riuscito a trovare il modo di spogliarsi per sempre del passato.
"Italics. Arte italiana fra tradizione e rivoluzione, 1968-2008" è un viaggio attraverso 40 anni turbolenti, alla ricerca di una risposta nelle opere di grandi maestri, nuovi nomi, artisti dimenticati, sconosciuti o altri trascurati. "Italics" vuole essere un viaggio aperto, un'occasione non tanto di trovare una risposta, quanto forse di sollevare ancor più domande e dubbi. Non è una panoramica tesa a stabilire una netta divisione tra chi è compreso e chi è escluso, ma piuttosto un'esplorazione del perché l'Italia sia sempre stata, per molti anni, una realtà sospesa sulla soglia di un mondo più vasto. "Italics" è stata pensata come veicolo per trasportare lo spettatore in un territorio che sembra solo apparentemente familiare, ma che in realtà, in molte delle sue zone, rimane inesplorato. La domanda finale di "Italics" è perché gli artisti italiani si siano spesso smarriti senza ottenere quel doveroso riconoscimento mondiale che la mostra spera di poter finalmente offrire. Il successo di "Italics" dipenderà dalla sua capacità di aprire il campo a molte possibile risposte e molte altre possibili domande.