Sejima + Nishizawa: una mostra inconsistente
di Roberto Zanon
Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, invitati dalla fondazione Abacoarchitettura, espongono la loro opera nella Basilica Palladiana di Vicenza fino al gennaio 2006
Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa
La scelta di questa coppia di progettisti giapponesi è stata appropriata in quanto rappresentanti di un linguaggio architettonico contemporaneo che, da un minimalismo delle prime opere, approda ora ad una sorta di “smaterializzazione tettonica” ed introduce un nuovo concetto di incorporeità percettiva.
Vista generale interna dell'esposizione
L’aspettativa per l’allestimento, viste le premesse, era molto alta,
amplificata anche dai comunicati stampa che preannunciavano un inedito rapporto con le storiche strutture del monumento cinquecentesco. Entrati in Basilica, però, la delusione - almeno da parte di chi scrive - è stata forte. La coppia di architetti, che già ci aveva abituato alla creazione di atmosfere rarefatte, minimali ma evanescenti, fallisce nel momento in cui confronta la propria progettualità
con la disciplina dell’allestimento. È l’ennesima dimostrazione di come questo particolare ambito disciplinare non ammetta l‘improvvisazione, specie quando è richiesto il confronto con situazioni architettoniche preesistenti.
Vista generale interna dell'esposizione |
In primo piano, modello Negozio Dior Omotesando, Tokyo 2001-03 |
Eppure, visitando gli interni del negozio Dior a Tokyo (progetto del 2001-03),la candida ed eterea luce avvolge completamente lo spazio e ne restituisce un’inedita idea di sospensione surreale. A Vicenza però gli architetti non riescono a ricostruire una cotale simile magica atmosfera. Anzi, sono loro stessi a rivelare che questa opportunità espositiva non ricerca un allestimento specifico, ma solo la volontà di raccogliere in un unico spazio studi, modelli, plastici, oggetti, disegni, fotografie ed immagini in movimento. Sembra che,
quasi con ingenuità, gli stessi progettisti non si siano resi conto dell’“irripetibile” opportunità che è stata loro offerta, in pratica snobbando l’evento, finanche precisando che i materiali esposti sono gli stessi di una mostra già precedentemente svolta in Giappone.
In primo piano, progetto di struttura portafiori per Driade |
Attacco dei pannelli di tessuto al soffitto. Schiera di faretti posizionati nell'intradosso della copertura carenata della Basilica Palladiana |
La differenza, viene specificato, è che prima i progetti erano stati
organizzati in una sequenza di sale, mentre in questa occasione vengono
riproposti in un unico ambiente.
Il progetto di allestimento è consistito nel perimetrare, ritagliandolo, il volume della grande aula basilicale, con una pannellatura tessile bianca sospesa dall’alto, “cambiando leggermente l’atmosfera dello spazio, ma in modo semplice” come è stato precisato da Sejima e Nishizawa durante la presentazione della mostra. L’ambito così ricavato, è stato poi definito dal pavimento in
terrazzo alla veneziana, rimasto quello preesistente, e da una schiera di faretti posizionati secondo uno schema a maglia quadrata in corrispondenza dell’intradosso del soffitto carenato. Così descritta potrebbe essere considerata questa un’operazione “minimal”, ma se per minimalismo intendiamo la rarefazione degli elementi messi in campo per arrivare ad una essenzialità compositiva, nel caso della mostra, l’indispensabilità degli elementi usati non trova la
perfezione richiesta affinché non si scada in uno spazio senza qualità,
nell’approssimazione.
Vista generale interna dell'esposizione |
In primo piano, modello Negozio Dior Omotesando, Tokyo 2001-03 |
L‘atmosfera cangiante ed immateriale promessa diventa solo la definizione di un recinto bianco inespressivo, assolutamente opaco ed impermeabile anche ad un ipotetico rapporto con la struttura che l’accoglie. Pure all’interno, l’organizzazione spaziale dei materiali tridimensionali e dei documenti parietali sembra suggerita da una disposizione sequenziale scontata, anziché riscattarsi in un “Ikebana allestitivo”, come il pensiero e la cultura giapponese in molte occasioni hanno dimostrato di saper comporre. Non può essere la semplice casuale disposizione delle singole opere a fare l’allestimento, come invece è stato indirettamente dichiarato da Sejima e Nishizawa, perché allestire una esposizione è l’interpretazione, per quanto arbitraria, di uno spazio attraverso un preciso progetto. È necessario ci sia un’idea forte - anche il coraggio del silenzio, o della semplicità, come si vorrebbe in questo caso dell’esposizione vicentina - che va però gestita e coordinata, per non cadere da una presunta, raffinata, inconsistenza percettiva ad una mancanza di solidità comunicativa.
Informazioni:
Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa SANAA
Basilica Palladiana - Piazza dei Signori - Vicenza
dal 30 ottobre 2005 al 29 gennaio 2006