Modigliani e l'allestimento scenografico al MAGA di Gallarate
di Roberto Zanon
Il MAGA (Museo d'Arte di Gallarate), nuova struttura museale dedicata all'arte moderna e contemporanea, è stato inaugurato lo scorso 19 marzo con l'esposizione: "Il mistico profano. Omaggio a Modigliani".
Una mostra con 20 capolavori, 50 disegni e oltre 240 documenti originali, sicuramente non facile da allestire e affidata allo scenografo cinematografico Maurizio Sabatini. E proprio la visione scenografica è risultata la carta vincente di tutto l'allestimento, non solo per scandire in una sequenza accattivante l'insieme eterogeneo delle opere, ma anche per offrire al visitatore un percorso chiaro, non monotono o troppo vincolato alle dinamiche della visita.
L'ambito espositivo si dipana su due piani ed ha usato l'espediente del colore bianco come "collante" per delle scelte di allestimento ogni volta diverse nelle varie sezioni.
Si inizia con una piccola saletta dedicata alla proiezione di un video introduttivo a prologo della prima successione di opere ingabbiate in un reticolo strutturato e strombato fatto di travi e pilastri. Una falsa prospettiva che allunga percettivamente il percorso, al contempo ritmando e scandendo questa sezione. Subito dopo si accede all'ambito in cui è raccolto parte del materiale di documentazione fotografica. Qui tutte le immagini sono state organizzate perimetralmente, ingrandite, uniformate da un leggero viraggio seppia e incorniciate da un pannello traforato, sorta di grande passepartout, distanziato dalle foto in modo da lasciare spazio all'apparato illuminotecnico. Un modo inedito di presentare la storia di Modigliani, reso confortevole dalla sequenza di divani bianchi posti in mezzo all'ambiente.
Il proseguo della mostra avviene al piano superiore dove alcuni capolavori sono messi in evidenza da una struttura che, pur cambiando ancora tipologia, tende sempre ad individuare un percorso e ad apparire leggera e "sgravitata" per mezzo del sistema di apprensione. I pannelli verticali a forte spessore sono agganciati in sommità su una serie di travi reticolari metalliche, non toccando in questo modo a terra. Il tutto riuscendo anche ad assecondare particolari necessità espositive quali la visione di quadri dipinti da entrambi i lati o a soddisfare la volontà curatoriale di esibire una sequenza di documenti storico-iconografici relativi all'artista livornese.
Una mostra apparentemente discontinua nell'utilizzo delle strutture paramento ma che proprio in questo aspetto riesce a trasmettere la sua carica innovativa. L'aver saputo contrapporre al concetto di "uniformità" e "coerenza", presente quasi sempre nelle mostre progettate dagli architetti, una scenografica "irregolarità", componente che sulla carta poteva rivelarsi contraddittoria, è risultata un'operazione vincente in termini comunicativi. Una scelta che nella sua trasposizione reale è riuscita a valorizzare ed enfatizzare le opere e i documenti esposti offrendo una dinamicità percettiva del tutto inedita e inaspettata.