Conversazione con Gino Finizio
A cura di Marcello Silvestro
Il 10.03.2005, presso l'aula Magna della Facoltà di Architettura della Seconda Università di Napoli, è stata conferita la laurea Honoris Causa in Disegno Industriale a Gino Finizio.
Dedicatosi all’insegnamento dal 1986 in più Università italiane e straniere, ha insegnato presso il Politecnico di Milano, Universitat Gesamthochschule di Essen e l’Elisava di Barcellona ed insegna presso le Facoltà di Architettura e Disegno Industriale della S.U.N. di Napoli, Federico II di Napoli e "La Sapienza" di Roma.
Gino Finizio è il primo ad introdurre nel mondo accademico, come discipline di studio, il design management ed il transportation design. Basandosi sulle sue intuizioni molte Università hanno attivato, in seguito, molti corsi istituzionali di entrambi le materie presso le loro rispettive sedi.
L'assegnazione della laurea Honoris Causa è un giusto riconoscimento al lavoro progettuale e alla ricerca di Gino Finizio e mette in luce una nuova attività della Facoltà di Architettura della S.U.N. che ha di recente assegnato le lauree ad honorem a Jean Nouvel e Giorgetto Giugiaro.
La Facoltà di Architettura, infatti, presieduta dal Prof. Alfonso Gambardella, che ha attivato tra gli altri il corso di Laurea in Disegno Industriale diretto dalla Prof.ssa Patrizia Ranzo, individua in Gino Finizio un protagonista internazionale nel campo del design, un professionista che progetta con i più noti designer al mondo quali: Mario Bellini, Antonio Citterio, Michele De Lucchi, Alessandro Mendini, Isao Hosoe, Jean Nouvel, Richard Sapper, Philippe Starck, Toshiyuki Kita e tanti altri.
Riconoscere ed esaltare il significato del suo lavoro è proprio dei grandi studiosi che individuano, di un dato fenomeno, gli aspetti sostanziali anche se più reconditi.
Ciò è più apprezzabile, tenuto conto che captare l'ambito e l'importanza della ricerca condotta da Gino Finizio, in una Facoltà di Architettura, è più difficile, trattandosi di tematiche più familiari alle Facoltà di Ingegneria Gestionale o di Total Quality Management.
Un lavoro creativo questo di Gino Finizio, che nasce sul campo, in aziende industriali, in centri di ricerca, in ambiti di advanced design, che punta all’integrazione tra cultura d’impresa e cultura del progetto, interpretando la necessità dei contatti umani, del miglioramento continuo, dell'innovazione, dell'anticipo delle attese degli utenti e della necessità di orientare il mercato secondo un'etica che parte dal progetto e arriva alla vendita, all'uso, al consumo ed al riciclo.
In tutto ciò è riconoscibile un modus operandi che anticipa di anni ciò che solo ora è codificato nelle varie norme che orientano l'implementazione di modalità e gestione della qualità nelle aziende (ISO 9004: 2000 e modelli per l'eccellenza tipo EFQM) e che dà indicazioni per il futuro.
Ciò premesso, dopo il prestigioso riconoscimento, Gino Finizio risponde ad alcune domande per aiutarci a capire gli ambiti meno conosciuti dell'affascinante mondo del Design.
1) Ci puoi parlare degli esordi? Come definiresti il tuo lavoro?
Ho iniziato la mia carriera professionale in una delle più importanti aziende al mondo la 3M, nota per gli importanti investimenti in ricerca e per la capacità di aggiornare la propria struttura prevedendo e anticipando i mutamenti di scenario. Ciò le consente di cavalcare il cambiamento mantenendo la propria leadership ed innovando prodotti e mercati.
Una vera scuola di marketing e di management evoluto.
In quest’azienda ho appreso le tecniche di conquista dei mercati, attraverso organizzazioni sofisticate e flessibili affidate alla creatività e alla capacità gestionale dei propri dirigenti opportunamente addestrati al massimo livello internazionale.
Presso la 3M ho ricoperto, da dirigente industriale, importanti cariche aziendali: direttore vendite, (gestendo la filiale di Napoli e poi tutte le filiali 3M in Italia), direttore della formazione, direttore marketing e direttore operativo di tre unità centri di profitto con dipendenza diretta dal Board 3M Italia, 3M International, 3M Sant Paul USA.
Dopo 14 anni in 3M non era per me più sufficiente interessarmi solo del management dei prodotti perché volevo partecipare anche alla loro creazione.
L’opportunità è arrivata con il settore arredamento italiano che in quel momento era leader mondiale per la corretta applicazione del design nel percorso creativo e produttivo.
Era il 1976 quando sono riuscito a coniugare le due parole, DESIGN&MANAGEMENT.
In quegli anni, ho capito che era il design che stabiliva la forma ed i materiali influenzando il processo produttivo ed i costi fissi; era il design che, con l’ausilio della tecnologia, generava nuovi prodotti innovando imprese e mercati; era il design che influenzava il marketing mix dando al prodotto la giusta innovazione che determinava la differenza e li rendeva competitivi rispetto alla concorrenza diretta facendogli assumere un posizionamento strategico privilegiato.
Allora i designer non possedevano cultura di marketing ed i manager delle imprese non avevano una cultura estetica che gli permettesse di capirne il valore del design. Mi dedicai, quindi, a promuovere ed applicare l’integrazione tra cultura d’impresa e cultura del progetto, il design management.
1976, Gino Finizio presenta il Baia, prodotto da B&B Italia, al Circolo della Stampa a Milano |
1993, Programma del Master di specializzazione in Design & Management tenuto da Gino Finizio presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano |
2) Cos'è per te il design per te che ti occupi di strategia aziendale?
Io mi occupo di design, design strategico e di design management in settori differenziati.
Per me il design è: il valore vero del prodotto, comunicazione tra domanda ed offerta, filosofia che guida l’azienda nel cambiamento, arte espressiva che cerca il consumo nel sistema impresa mercato, progetto destinato all’industria che, con l’ausilio della tecnologia, genera prodotti innovativi che determinano educazione e cultura.
2000, Gino Finizio, l’Albero del Design
© Gino Finizio Design Management
3) Hai lavorato con i più grandi nomi del design. Chi ricordi con più affetto o consideri come tuo maestro?
Ho progettato con loro: ci occupavamo dell’aspetto strategico e del disegno industriale. Ricordo Carlo Scarpa per la sua infinita sapienza, una cultura eterna che riesce a guidarti in qualsiasi progetto affronti: nei disegni dei suoi discepoli si riconosce il segno del maestro. Mi ricordo che quando lavoravamo per Bernini se non riusciva a risolvere un problema diceva: "vado a fare un pisolo", e dopo aver riposato, massimo 10 minuti, tornava con la giusta soluzione del problema. Con piacere, ricordo Achille Castiglioni per la sua intelligenza progettuale e la capacità di sintesi, la semplicità della forma, la sua gestualità che trasmetteva simpatia. Una volta Castiglioni mi disse "Finizio, è necessario rendere flessibile lo spazio attraverso la trasformabilità dei prodotti". Così nacque Tric Trac. Jonathan De Pas è nei miei ricordi per la sua cultura di industrial designer e la capacità di coinvolgimento, insegnamento e diffusione del design. Sembrava un tecnico in grado di intervenire su qualsiasi problema ma poi era la sua intelligenza ad innovare il prodotto. Lavoravo per la ZeroDisegno quando gli chiesi "Jonathan perché non disegni un nuovo Sciangai?" E’ nato Octopus.
1976, Disegno di Carlo Scarpa durante il percorso creativo per il progetto della sedia 765 |
1993, Octopus, De Pas, D’Urbino, Lomazzi Design, Gino Finizio e Carlo Poggio Design Management per Zero Disegno |
1965 - 1976, Tric Trac, Achille Castiglioni Design, Italo Lupi Grafica, Rodolfo Facchini Foto, Gino Finizio Design Management per BBB Bonacina
© Gino Finizio Design Management
4) Lavorando con designer del calibro di Sapper, Mendini, Nouvel, hai più spazio creativo anche nella realizzazione di un prodotto di design, in quanto hai la certezza che un concept product verrà progettato esattamente come l'hai immaginato?
Il percorso creativo con grandi architetti ed esperti designer è sempre entusiasmante ed è soggetto a variazioni costanti che avvengono durante lo sviluppo del progetto integrando, appunto, la cultura del progetto con la cultura di impresa, il disegno con l’esigenza produttiva, l’aspetto economico con quello formale, l’innovazione con la tradizione. L’abilità del design manager, che deve sapere di economia e progetto, sta nella capacità di integrarsi in un gruppo di lavoro creativo ed interattivo. I progettisti più bravi sono, in genere, i più generosi e, quando si stabilisce un rapporto di stima e di reciproco interesse, si riesce sempre a raggiungere i risultati attesi dall’impresa che, in quel caso, è sempre pronta ad accettare innovazioni intelligenti. Mendini, Nouvel, Sapper e tutti gli altri sono miei amici, ci unisce un amore sincero per l’arte, il progetto e la semplicità del rapporto. Il design ci unisce e ci lascia la voglia di lavorare insieme con un rapporto sincero che non conosce compromessi.
1999, Architettura e mobilità design concept, Richard Sapper Design, Gino Finizio Design Management per Fiat Auto |
2002, Geometrie variabili prima visualizzazione, Jean Nouvel Design, Gino Finizio Design Management per Fiat Auto |
2003, Nuova 500 studio degli interni, disegno di Alessandro Mendini, Gino Finizio Design Management per Fiat Auto |
5) Potresti descriverci il vostro metodo di lavoro, tuo e del designer che coinvolgi?
Un brief progettuale, un‘idea che prende forma, si sviluppa, si concretizza con materiali e tecnologie esistenti e possibili fino a trasformarsi in un nuovo concetto o prodotto che diviene patrimonio per l’impresa industriale. In sintesi un dialogo costante tra me ed il progettista o il gruppo di lavoro creativo, con verifiche costanti con il committente che mi affida la gestione e la responsabilità del progetto complessivo.
Si tratta di una ricerca, l’azienda committente mi affida il tema progettuale ed io seleziono uno o più progettisti capaci di aiutarmi ad affrontarlo e risolverlo.
A volte si tratta di progetti complessi e proiettati nel prossimo futuro, progetti che richiedono, da parte mia, una gestione oculata anche nei rapporti tra i vari progettisti coinvolti che sono sempre attori principali dello scenario internazionale del design.
2004, Gino Finizio, il Filtro delle idee
© Gino Finizio Design Management
2004, Gino Finizio, Schema progetto Auto Giovane per Fiat Auto
© Gino Finizio Design Management
6) Com'è lavorare con star del design internazionale e poi accanto a giovani designer che si affacciano da poco al mondo del progetto? Vedi giovani talenti in giro?
Come ho appena descritto, spesso costituisco gruppi di lavoro di giovani designer affidandoli a maestri del design. Io seguo l’intero processo creativo del gruppo di lavoro. Questa formula funziona e i giovani imparano dai grandi maestri ed i maestri apprendono il linguaggio delle nuove generazioni. L’era della comunicazione, dell’utilizzo dei computer ed i progetti virtuali favorisce la reale integrazione tra giovani e maestri.
2004, Integrazione tra architettura e mobilità, Mario Bellini Design, Marcello Sebis Rendering, Gino Finizio Design Management per Fiat Auto
© Gino Finizio Design Management
7) Il design inteso non solo come strategia di prodotto ma come cultura del progetto. Come sono legati i due aspetti?
Dal design management che, come detto, integra le due culture. Il design penetra sempre più nell’impresa industriale; è divenuto un fattore strategico, è entrato nella stanza dei bottoni: ora tocca alle Università formare giovani pronti ad affrontare, con una cultura interdisciplinare, queste nuove esigenze aziendali.
8) Tu sei napoletano ma ormai milanese di adozione. Legano queste due anime?
Nello stesso modo in cui lego la cultura d’impresa, più nordica e pragmatica, con la cultura del progetto, più mediterranea e creativa.
9) La tecnologia che entra prepotentemente nelle case che saranno sempre più simili a dei sistemi wireless, senza cavi, cambierà il nostro mondo degli oggetti?
Certo lo spazio cambierà, le protesi tecnologiche modificheranno il modo di vivere, di abitare e di lavorare. Avremo delle case più sicure e tecnologiche ma il nostro sforzo dovrà essere finalizzato al rispetto dell’uomo e della natura.
Come in ogni cosa, ci sarà uso ed abuso, ed in questo senso sono preoccupato, non vorrei che le protesi tecnologiche modificassero il nostro pensiero, generando una popolazione di pigri attaccati alla virtualità. Abbiamo già vissuto la "droga" della scatola nera, la dannosa dipendenza dalla televisione, o il rapporto di odio e amore per l’automobile.
1997, Odio/Amore disegno di Sèbastien de Oliveira, Gino Finizio Design Management per Fiat Auto
© Gino Finizio Design Management
10) Nel design management un ruolo importante lo riveste la pubblicità e questo non per convincere all'acquisto solo in base al messaggio pubblicitario persuasivo ma per far risaltare qualità intrinseche al prodotto di design, non percepite dall'utente, specie quando si tratta di pezzi di design di nuova concezione. Sei d'accordo con questa impostazione?
Il design è comunicazione e favorisce il processo d’acquisto. La pubblicità non è un fatto a sé stante, fa parte del processo creativo e dovrà adeguarsi al contesto per non alterare con messaggi falsi il risultato previsto.
La pubblicità dovrà essere sempre più informazione tecnica con un pizzico di fascino che scuote la nostra naturale emozione senza trucchi.
1988, Campagna Istituzione "Nei mari del sud c’è un’isola", Italo Lupi Art Director, Gino Finizio Design Management per Comune di Ischia
© Gino Finizio Design Management
11) Come giudichi lo stato attuale e in quale direzione si sta sviluppando il design italiano?
Design italiano è una definizione superata, ora dobbiamo parlare di design europeo e design mediterraneo e proiettarlo nel mondo.
Naturalmente l’italianità va letta nei prodotti, nel modo di proporli, di progettarli e di produrli. Dovremo sempre più produrre qualità e non quantità, anche in previsione dei mercati emergenti, ed in particolare la Cina per la produzione e l’India per i servizi; la nostra alternativa dovrà essere la cultura, esportare progetti attraverso l’elaborazione delle idee così come è avvenuto per i grandi del passato.
12) Che ruolo ha il design nella tua casa, nello studio o nelle tue abitudini?
Un ruolo primario: è il mio modo di vivere, di lavorare, di scrivere, di insegnare e di studiare.
13) Qualche consiglio per i giovani che vogliono intraprendere la carriera di designer?
Scegliere professori preparati durante il percorso di studi e apprendere poi dai maestri del design. Sognare per progettare, la semplicità, il nuovo, l’utile senza esagerare nel caratterizzarli come le auto e le moto di ultima generazione, non mezzi con muscoli eccessivi ma protesi semplici per l’uomo in armonia con il territorio.
14) Stai progettando nel modo del Transportation Design. Ce ne parli?
Sì, sto indagando da anni sul tema con molti noti progettisti: bisogna assolutamente inventare qualche cosa di nuovo, progettare nuovi mezzi per il trasporto, pensando allo spostamento reale e non allo stile del mezzo. Le città sono soffocate dal traffico e noi continuiamo ad usare auto semivuote che inquinano. Il progetto più importante per l’uomo è modificare il sistema di trasporto integrando diverse tipologie di veicoli, progettare un sistema globale d’integrazione tra mezzi pubblici e privati di grande capienza e di piccola portata una sorta di simbiosi tra uomo/città/mezzi e rete urbana. Cambiare le icone, rompere la tradizione e favorire l’innovazione per realizzare una mobilità sostenibile. L’auto adatta ai nostri tempi nascerà col progredire dell’energia pulita, il problema rimane nella trasformazione delle fabbriche. Forse in un prossimo futuro ci saranno solo due vere aziende produttrici di automobili: forse in Germania o forse in Giappone, certamente in un paese emergente: tutte le altre dipenderanno da questi ipotetici cinque poli industriali.
1998, Telematica e mobilità design concept, Michele De Lucchi Design, Gino Finizio Design Management per Fiat Auto
© Gino Finizio Design Management
1998, Trasformabilità e personalizzazione design concept, Isao Hosoe Design, Gino Finizio Design Management per Fiat Auto |
2000, Sportività evoluta prima visualizzazione, Antonio Citterio Design, Gino Finizio Design Management per Fiat Auto |
2001, Easy car, disegno di Toshiyuki Kita, Gino Finizio Design Management per Fiat Auto |
15) Qual è il segreto, se di segreto si può parlare, del successo del design italiano all'estero?
La creatività, la capacità di aggiornarsi e cavalcare il cambiamento. La cultura, il senso innato di eleganza, la sintesi progettuale e il senso della misura. Non dobbiamo perdere la cultura di base quella che nasceva nelle facoltà di Architettura ai tempi d’oro di Ponti, Castiglioni, Bellini, Magistretti, Maldonado, Zanuso ed altri.