Al via la 32esima Edizione del Motor Show
di Umberto Panarella
La Fiat 3 ½ HP del 1899 è l'antenata di tutte le automobili della Casa torinese.
Disegnata dall'ing. Aristide Faccioli che già aveva progettato la Welleyes di Ceirano, la 3½ HP esteticamente era ancora assai simile alla vettura a cavalli. Il tipo di carrozzeria per essa adottato è conosciuto col nome di "Duc-Parc" con sedili posti "vis-à-vis". Come nella carrozza sono, nella Fiat 3½ HP, le ruote posteriori di diametro maggiore di quelle anteriori, i parafanghi in cuoio con armatura metallica sagomati a grande sbalzo (talvolta i parafanghi erano anche in legno), il mantice che ricopre solo i sedili posteriori, il tipo e la posizione dei fanali, la doppia balestra disposta ad elisse nell'avantreno, ecc. ecc.
Il suo telaio era costituito da un rettangolo di legno, armato di ferro agli attacchi delle balestre e alle parti di sostegno degli organi meccanici; anche la scocca era in legno e aveva per base i longheroni quadrangolari del telaio, e formava praticamente con questo un corpo unico, quasi una arcaica forma di carrozzeria portante, in quanto non era facile poter stabilire se era il telaio che reggeva la carrozzeria oppure questa il telaio.
Le ruote erano di due tipi: a raggi di legno oppure a raggi metallici tangenti, del tipo ciclistico. La sospensione anteriore era a doppia balestra formante un' elisse; quella posteriore era a balestra semplice. La guida avveniva per mezzo di un piantone perpendicolare al pavimento con asta orizzontale munita di due manopole, ed il volante era costituito da un manubrio terminante in due impugnature verticali, che gli davano l' aspetto di un tagliere da cucina, tanto che fu comunemente noto col nome di "mezzaluna". L'assetto di guida non doveva certo essere ideale, specie quando sui sedili anteriori prendevano posto due persone, che con la loro presenza dovevano occultare non poco la visibilità al guidatore.
La trasmissione del moto era assicurata da una corona dentata con pignone calettato sull' albero differenziale e da catene alle ruote posteriori. La frizione era a cono diritto e il cambio, con ingranaggi sempre in presa e ruota libera, aveva tre velocità ed era mancante della retromarcia. Freno del tipo avvolgente, agente sulle ruote posteriori. Motore bicilindrico orizzontale collocato posteriormente, dalle seguenti caratteristiche:
- Alesaggio: 65 mm
- Corsa 99 mm
- Cilindrata totale 679 cc.
- Potenza erogata a 400 giri al minuto: HP 3,54
- Accensione del tipo ad accumulatore e bobina
Il raffreddamento avveniva per mezzo di una serpentina collocata anteriormente alla vettura, costituita di tubi alettati nei quali scorreva l'acqua. L'acqua, che proveniva dal motore collocato posteriormente, percorreva attraverso tubazioni tutta la lunghezza della macchina, per arrivare a raffreddarsi nella serpentina che si trovava sul davanti della vettura: era un raffreddamento "dinamico", cioè si produceva solo quando la vettura era in moto, grazie alla corrente d'aria che si creava; a vettura ferma con il motore acceso si aveva invece un surriscaldamento dovuto alla ebollizione dell'acqua.
Valvole del motore perpendicolare all'asse dei cilindri (a 90° rispetto all'asse stesso), del tipo automatico quelle di aspirazione, comandate quelle di scarico; soluzione comune in quasi tutti i motori di quell'epoca. Il motore aveva allo scoperto gli organi del manovellismo e quindi erano visibili le bielle, l'albero motore, la parte inferiore dei cilindri ed il sistema di lubrificazione a sgocciolamento. La testata del motore era del tipo smontabile.
Lunghezza della vettura 230 cm, larghezza 142 cm, peso 285 kg. Consumo: circa un litro ogni dodici km; velocità massima oscillante tra i 40 e 50 km/h, benché in una pubblicità della Casa si legga: "velocità da 5 a 60 km all'ora". Sempre sullo stesso foglio pubblicitario si legge ancora: "motore a benzina brevettato - accensione elettrica - raffreddamento ad acqua - solidità, eleganza, leggerezza, nessuna trepidazione, nessun rumore, minimo consumo - prezzi da non temere concorrenza - carrozzeria comune e di lusso - vetture da passeggio, da corsa e da montagna".
La vettura fu carrozzata da Marcello Alessio di Torino e complessivamente ne furono prodotte circa trecento.
Ne rimangono due: una è al Museo dell'Automobile di Torino; l'altra, al Museo Ford di Dearborn negli U.S.A.
Nel marchio della 3½ HP si leggeva per esteso tutta la ragione sociale dell'Azienda: "FABBRICA ITALIANA DI AUTOMOBILI TORINO", che in seguito si sarebbe riassunta nella sigla "Fiat".
Fotografie di Cosimo Errico