Michele Cascella
Nasce il 7 settembre 1892 ad Ortona a Mare (Ch). Viene introdotto all'arte dal padre Basilio, capostipite di una famiglia che conterà, nel corso del Novecento, numerosi esponenti artistici. Col fratello Tommaso, esordisce in una mostra alla “Famiglia Artistica” di Milano, nel 1907, dimostrando subito uno spiccato talento di colorista. Nel 1909, sempre con Tommaso, espone per la prima volta a Parigi, aggiornandosi agli sviluppi del Post-Impressionismo.
Nel 1910 è tornato a Milano, dove frequenta Marinetti, Boccioni e Margherita Sarfatti, seguendo con interesse gli sviluppi del Divisionismo. Fra il 1915 e il 1918 partecipa alla Prima Guerra Mondiale. Dopo il ritorno dal fronte, mostra una maggiore attenzione per la regolarità della composizione e per l'incidenza del disegno, fra rétour à l'ordre e Primitivismo in chiave di modernismo nazionale, senza comunque smentire la preponderante vocazione colorista.
Nel 1924 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia, dove sarebbe
tornato in tutte le successive edizioni fino al 1942, quando avrebbe avuto in
dedica una sala personale.
Nel 1925, presentato da Carlo Carrà, espone con successo alla Galleria Pesaro
di Milano, affermandosi come uno dei maggiori paesaggisti italiani del momento.
Fra il 1931 e il 1933 espone a Parigi, Londra, Bruxelles, aggiungendo il
soggetto cittadino al repertorio più tradizionale, ispirato alla natura
abruzzese.
Dal 1933 è illustratore paesaggista de “Il Corriere della Sera”.
Nel 1937 partecipa alla Quadriennale di Roma e ottiene una medaglia d'oro
all'Esposizione Universale di Parigi. E' da questo periodo che Portofino
diventa il suo luogo prediletto, del quale riproduce gli scorci più suggestivi
in un numero sterminato di varianti.
Nel 1938 esordisce come scenografo alla Scala. Dopo il 1945, le mutate
condizioni del dibattito critico in Italia, ostile a un certo tipo di
figurazione, lo invogliano a incrementare i rapporti con l'estero, in
particolare col Sud America, con la California (espone a Los Angeles nel 1948)
e con Parigi.
Nel 1954 la sua opera viene celebrata, a Lugano, dalla prima retrospettiva a
lui dedicata. Fra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Settanta si muove fra
gli Stati Uniti, Parigi, Portofino e l'Abruzzo, conseguendo rinnovati successi
con le frequenti mostre che segue in ogni parte del mondo. L'ultima stagione
artistica di Cascella é caratterizzata da un numero considerevole di
riconoscimenti ufficiali e di esposizioni antologiche (Milano, 1981; Ferrara,
1982-83; Roma, 1985), a cui corrisponde una recuperata freschezza espressiva
del maestro, neo-impressionista, di vigore quasi giovanile.
Michela Cascella muore a Milano il 29 agosto 1989.
“Vituperato in vita perché troppo indulgente nei confronti della popolarità,
perché troppo ‘commerciale', come si diceva allora, Cascella si prende ora le
sue rivincite. Diciannove anni dalla morte sarebbero bastati a spazzarlo via
non solo dalla memoria dei critici, ma anche del grande pubblico. E invece,
eccolo ancora fra noi, eccoci ancora ad occuparci di lui. Della sua arte
intenzionalmente semplice, votata a individuare un'idea istintiva del bello, di
quanto più larga condivisione possibile, quasi francescana nel concepire il
senso della natura, un sermo communis per il quale una marina è sempre una
marina e un fiore un fiore.”
Vittorio Sgarbi
“Quando Michele Cascella decise di diventare artista, il padre Basilio,
mostrandogli colori e pennelli, gli disse che avrebbe imparato cos'è la pittura
il giorno in cui sarebbe stato capace di dipingere l'aria. Michele non se lo
dimenticò mai, cercò sempre di raggiungere quell'obbiettivo. Quando ci riuscì,
da buon individualista, non lo disse a nessuno. Gli bastava la sua
soddisfazione, intima, mai esibita. Io continuo a occuparmi di Michele Cascella
perché se ne possano accorgere tutti, finalmente.”
Pier Paolo Cimatti, gallerista ed editore grafico di Michele Cascella