Biografie

Konstantin Stepanovic Melnikov

di Paola De Rosa - www.paoladerosa.com

"…Fu Melnikov un espressionista?…" S. F. Starr

Ritratto di Konstantin Stepanovic Melnikov, Settembre 1994

Paola De Rosa
Ritratto di Konstantin Stepanovic Melnikov, 2010
Olio su tela
Dim: 45x61 cm

Nato a Mosca nel 1890, iniziò a lavorare giovanissimo, a 13 anni, presso l'ingegnere Vladimir Chaplin che lo introdusse nella prestigiosa scuola di pittura, scultura e architettura di Mosca dove frequentò i corsi di pittura per poi passare a quelli di architettura, conseguendo la laurea nella primavera del 1917.

La sua prima opera, realizzata tra il 1916-17, fu la palazzina direzionale dello stabilimento AMO, formalmente coerente con l'insegnamento neoclassico ricevuto.

Dal 1918 al 1920 lavorò sotto la direzione di I. Zoltovskij e A. Scusev presso il distaccamento della municipalità moscovita (Mossovet) dove si andava elaborando il piano della Nuova Mosca, sul modello della città-giardino.

Agli inizi degli anni Venti cominciò la sua attività di docenza all'interno della scuola strutturalista dei Vchutemas. Si fece conoscere per alcuni progetti di abitazioni comuni ma, soprattutto, per due costruzioni in legno: il padiglione del Tabacco Makhorka per l'esposizione agricola di Mosca del 1923 e il mercato della piazza Sukhorevka del 1924, che rivelarono la sua grande abilità nel manipolare gli spazi denunciandone, al tempo stesso, le qualità costruttive, funzionali e formali.

Sempre nel 1924, progettò il sarcofago per Lenin. Il primo progetto presentava una forma cristallina piuttosto complessa che fu respinta dal committente in favore di una soluzione più semplice. La prima versione egli la definì, più tardi, un "cristallo", elogiandone l'energia vitale racchiusa negli angoli acuti in confronto alla staticità delle forme rettilinee. "…La predilezione di Melnikov per la forma cristallina, l'angolo acuto e la diagonale sporgente è insolito nei primi architetti sovietici ma trova confronto con il filone scheerbartiano dell'espressionismo tedesco…." S. F. Starr.

Nel 1925, in seguito a un concorso, progettò e realizzò il Padiglione dell'URSS per l'Exposition des Arts Décoratifs di Pargi: fu un grande successo internazionale per Melnikov e per il Costruttivismo russo. La versione definitiva del Padiglione riproponeva l'interazione tra piani cristallini tramite l'espediente di trasformare i rettangoli in forme dinamiche triangolari, sezionandoli diagonalmente, espediente che qui fu adottato sia in orizzontale sia in verticale. Il parallelepipedo di base della costruzione, in legno e vetro, venne scomposto in due prismi triangolari, separati da una fenditura occupata dalla scala-ponte. Sopra il passaggio della scala-ponte, si intersecavano dei pannelli inclinati di copertura che ricucivano l'unità spaziale dell'intera composizione. Il fulcro dello spazio esterno era segnato dalla torre che sosteneva la scritta: CCCP. Questa struttura dinamica a intersezioni "…era destinata a diventare ben presto una soluzione a progressione geometrica prevalente all'interno dell'avanguardia russa quanto la spirale logaritmica della torre di Tatlin. …" K. Frampton.

Padiglione dell'URSS a l'Exposition des Arts Décoratifs di Parigi (1925)

Konstantin Stepanovic Melnikov
Padiglione dell'URSS a l'Exposition des Arts Décoratifs di Parigi (1925)

Durante il soggiorno parigino, l'amministrazione municipale incaricò Melikov della progettazione di due garage, che egli pensò di realizzare sopra la Senna.

Progetto di Garage sulla Senna a Parigi (1925)

Konstantin Stepanovic Melnikov
Progetto di Garage sulla Senna a Parigi (1925)

Al suo rientro in Unione Sovietica, si dedicò alla progettazione di un garage per gli autobus Leyland. A questa autorimessa ne seguirono altre tre, realizzate fino alla metà degli anni Trenta.

Dal 1927 al 1929 Melnikov fu impegnato nella progettazione della sua casa-studio cilindrica e di sette club operai, di cui ne realizzerà sei. Erano questi gli anni in cui l'OSA, (la Società degli Architetti Contemporanei) in rapporto con le avanguardie funzionaliste occidentali, proponeva nuovi tipi edilizi e urbanistici come condensatori della vita sociale; il club rappresentava il condensatore sociale per eccellenza. "…L'architettura del club deve emergere significativamente rispetto agli altri manufatti edilizi. Nella nostra epoca, l'edificio del club deve possedere una immagine figurativa prepotentemente emergente, così come in passato la possedevano gli edifici di culto, i palazzi nobiliari. …" Melnikov.

La serie dei sette progetti di club iniziò con il Rusakov (Mosca, 1927): una ruota dentata su un impianto triangolare il cui asse principale era orientato diagonalmente rispetto alla strada. Il progetto prevedeva una flessibilità interna, ottenuta mediante pannelli mobili che potevano isolare la platea dalle tre gallerie superiori - aggettanti esternamente - e dalle due sale laterali. Lo schema triangolare era riproposto nell'alzato per accogliere le esigenze del teatro. "…Non si sa fino a che punto Melnikov si sia ispirato al noto schizzo di Mendelshon (1914) per un complesso industriale. …" S. F. Starr.

I due architetti ebbero modo di incontrarsi nella primavera del 1926 in occasione di una conferenza che Mendelshon tenne all'associazione degli architetti di Mosca, in seguito all'incarico ricevuto per la progettazione dello Stabilimento del Sindacato Tessile a Leningrado.

Progetto Club Rusakov a Mosca (1927)

Konstantin Stepanovic Melnikov
Progetto Club Rusakov a Mosca (1927)

Schizzo per edificio industriale (1914)

Erich Mendelshon
Schizzo per edificio industriale (1914)

La forma planimetrica a ventaglio venne ripresa nel club Pravda (Doulev). L'organismo divenne più complesso: due volumi a L, contrapposti simmetricamente, stringevano con le loro cuspidi un nucleo centrale, di forma circolare, che ospitava gli spettatori. Lungo l'asse dell'edificio, un grande vano polifunzionale terminava con un piano semicircolare inclinato, atto ad accogliere il palcoscenico.

Il club Frunze (Mosca,) era impostato su un rettangolo. Gli spazi destinati al pubblico furono disposti su tre livelli lungo l'asse longitudinale dell'edificio, determinandone il profilo inclinato.

Il club Burevesnik (Mosca) era caratterizzato dalla contrapposizione di due volumi: un unico grande ambiente a più funzioni e un corpo avanzato costituito da cinque cilindri vetrati intersecantisi. Quest'ultimo era unito al resto dell'edificio tramite una scala e poteva essere suddiviso, internamente, in piccole sale-riunioni tramite pannelli disposti radialmente.

La polifunzionalità caratterizzò anche il club Svoboda (Mosca): un ambiente a sezione ellittica, che alloggiava una sala-piscina-foyer, era appoggiato a due volumi laterali che servivano il palcoscenico e le sale di riunione con i servizi.

Il club Kauchuk (Mosca) era caratterizzato dalla combinazione planimetrica di un triangolo e di un semicerchio; l'accesso al club avveniva tramite un corpo avanzato circolare costituito dalla doppia scalinata.

La serie si concludeva con il progetto, non realizzato, per il club Zuev (Mosca). L'edificio era composto da due coppie di cilindri uniti al centro da un volume parallelepipedo trasversale e da un'ulteriore porzione di cilindro. Con quest'ultimo progetto di club, si aprì per Melnikov una nuova fase progettuale orientata compositivamente sulla compenetrazione di volumi cilindrici e che concluderà il ciclo delle sue ricerche formali. Il cerchio e la forma circolare costituirono un elemento quasi simbolico non solo nel suo lavoro ma anche in quello di altri architetti e artisti coevi: la facoltà di architettura del Vchutemas proponeva, negli stessi anni, una torre circolare come uno dei modelli principali per un nuovo insediamento.

Nello stesso periodo, la NEP (la Nuova Politica Economica) affrontava il problema della produzione delle abitazioni includendo la tipologia della casa singola. In questo contesto, la casa-studio che Melnikov progettò in quegli anni per sé e la sua famiglia costituì una realizzazione molto innovativa e nello stesso tempo aderente alle reali trasformazioni urbane in atto. Ciò gli procurò molte critiche da parte di una certa avanguardia orientata su ricerche di tipo collettivistico e legate a processi di produzione industriale.

Plastico della casa-studio cilindrica (1927)

Konstantin Stepanovic Melnikov
Plastico della casa-studio cilindrica (1927)

Per la sua casa-studio, Melnikov elaborò molti progetti. I primi corrisposero al periodo in cui l'architetto, con la moglie e i due figli, si trasferì in una casa "comunitaria", non potendo più usufruire della dimora messagli a disposizione dalla fabbrica automobilistica AMO. La prima soluzione a pianta quadrata, degli inizi degli anni Venti, seguiva la tradizione costruttiva delle izby (le abitazioni contadine che dominavano gran parte del territorio urbano); la generatrice spaziale era costituita dalla tradizionale stufa russa che imprimeva all'intera composizione un andamento diagonale.

Mentre in una seconda versione, datata 1922, la casa si sviluppava all'interno di una volumetria cilindrica. Benché una parte del parco immobiliare russo sfuggisse nel corso della NEP alla proprietà statale, scarsi erano i progetti di residenza privata. Melnikov fu allora l'unico architetto a poter costruire la propria abitazione. Nel 1927, conseguita una posizione economica più solida grazie anche ai sindacati professionali che lo avevano incaricato dei club, e definita compositivamente la sua casa-studio, ottenne dalle autorità il permesso di costruire, probabilmente grazie all'appoggio di Nikolaj Bulganin, uno dei massimi dirigenti del partito comunista moscovita.

Il progetto definitivo era impostato su due cilindri di altezze diverse che si incastravano l'uno nell'altro per un terzo delle loro superfici, determinando a ciascun livello diverse configurazioni spaziali. La distribuzione dei locali all'interno dei due cilindri seguiva una simmetria assiale quasi totale privilegiando i luoghi della vita comune familiare al primo piano e dello studio all'ultimo piano. L'eccezione era rappresentata dalla sala da pranzo al piano terra inclinata rispetto all'asse dell'ingresso.

Nell'esecuzione, la costruzione era tutt'altro che moderna: l'uso del laterizio rimandava a una cultura del costruire molto antica e a materiali che continuavano a essere largamente impiegati. Le soluzioni strutturali derivavano dalle tecniche costruttive tradizionali ancora dominanti nel Paese. Questo valeva sia per gli ingegnosi solai in legno sia per la struttura ad alveare in mattoni. L'abitazione "moderna" dell'esposizione di Stoccarda del 1927 era qualcosa di molto lontano dalla realtà russa: nelle grandi città, le nuove costruzioni di abitazione continuavano a ispirarsi al modello rurale delle izby, con basse costruzioni in legno o, più raramente, in laterizio.

Nel 1929, forse sollecitato dal dibattito in corso sull'abitazione di massa in Unione Sovietica, Melnikov elaborò due proposte di abitazioni collettive, combinando corpi cilindrici in vari modi.

In una delle due venne riproposto l'accostamento sequenziale di cilindri, già anticipato nel progetto per il club Zuev e ulteriormente sviluppato nel 1931-32, in occasione del concorso per l'edificio dell'Accademia Militare Frunze a Mosca.

Il periodo compreso tra la fine degli anni Venti e l'inizio degli anni Trenta vide Melnikov impegnato su tutti i fronti dell'attività professionale, soprattutto su quello dei concorsi.

Nel 1929 elaborò una proposta di insediamento per il concorso per la "Città verde" e partecipò alla consultazione internazionale per la realizzazione di un monumento a Cristoforo Colombo a Santo Domingo, per cui ideò una fantastica scultura cinetica, costituita da due giganteschi coni uniti ai vertici.

Il 1930 fu l'anno in cui emersero le proposte più importanti sulla città socialista ma si conclusero le speranze dell'avanguardia. Dopo il 1925, l'appello degli architetti moderni per una cultura internazionale socialista era in antitesi con la politica sovietica di Stalin mirata a "costruire il socialismo in un solo paese". Ciò venne ufficialmente confermato nel famoso slogan culturale lanciato da Anatole Lunacharsky nel 1932: "colonne per il popolo", che di fatto consegnò l'architettura sovietica a una forma regressiva di storicismo.

L'episodio emblematico fu rappresentato dal concorso internazionale per il Palazzo dei Soviet: con l'affidamento dell'incarico agli accademici Iofan, Scouko e Helfreich si decretò la fine dell'architettura moderna in URSS. Per questo concorso, Melnikov propose un progetto basato sul tema triangolare della piramide: la tagliò in due e la capovolse, "…creando, così, la base di quelle stravaganze espressioniste che elaborò in una serie di disegni …" S. F. Starr.

Progetto per il Palazzo dei Soviet (1932) - Assonometria

Konstantin Stepanovic Melnikov
Progetto per il Palazzo dei Soviet (1932)
Assonometria

Progetto per il Palazzo dei Soviet (1932) - Sezione

Konstantin Stepanovic Melnikov
Progetto per il Palazzo dei Soviet (1932)
Sezione

Nel 1933 venne posto a capo del settimo atelier del Mossovet, incaricato della progettazione urbana dei lungofiume Kotel'niceskaja e Goncarnaja e di singole opere di architettura civile e industriale.

Nel 1934, per celebrare il conseguimento degli obiettivi prefissati dal primo piano quinquennale, elaborò, per il Commissariato dell'Industria Pesante, un'enorme struttura, il centro simbolico di una nuova civiltà. In questo progetto si servì di figure retoriche, affidandosi sempre più a procedimenti di tipo narrativo, un'architettura parlante poco prima che il sindacato degli architetti sovietici ponesse fine, nel 1937, alla sua carriera, accusandolo a più riprese di "formalismo". Gli fu impedita qualsiasi possibilità di lavoro e poté svolgere solo attività di insegnamento in una scuola tecnica.

Per circa trent'anni si dedicò alla pittura e solo tra gli anni Cinquanta e Sessanta tornò a partecipare ad alcuni concorsi, tra cui quello per il Pantheon dell'URSS (1955) e per il padiglione dell'Unione Sovietica all'Esposizione Universale di New York del 1962.

Come ricorda lo scrittore Bruce Chatwin - che incontrò l'architetto nel gennaio1973 -, alla fine degli anni Sessanta, sull'onda del movimento di riscoperta dell'arte sovietica del periodo rivoluzionario, storici, fotografi e scrittori si recarono in pellegrinaggio nella casa-studio di Melnikov.

Melnikov morì a Mosca nel 1974, all'età di 84 anni.

"Mi sono consumato nel rombo risonante della natura, che a me affluiva da profondità remote, come attraversando una foresta; [mentre lavoravo], meccanismi autodeterminanti si fermarono, e le masse che si innalzavano sull'insignificante grandezza del padiglione esaltarono l'architettura con un linguaggio nuovo, il linguaggio dell'espressione" Melnikov.