Biografie

Antonio Allegri detto il Correggio

Statua del Correggio - Opera dello scultore Vincenzo Vela a  Piazza San Quirino a Correggio

1489 - Antonio Allegri nasce a Correggio prima della fine di agosto da una famiglia di modeste condizioni, come documenta il Vasari.

1503-05 - Dalle Cronache di Tommasino Lancillotto risulta essere stato allievo del famoso pittore modenese Francesco Bianchi Ferrari (Venturi, 1922).

1506-07 - Lavora a Mantova nella cappella funebre del Mantegna nella chiesa di S. Andrea, con l'esecuzione a fresco dei quattro Evangelisti nei pennacchi.

1514 - Esegue la pala per l'altar maggiore della chiesa di  S. Francesco in Correggio. L'opera, conosciuta come "La Madonna di S. Francesco" (Gemäldegalerie, Dresda), resta in San Francesco fino al 1638 quando viene prelevata dal duca Francesco I d'Este e sostituita da una copia; partirà poi per Dresda a seguito della vendita operata da Francesco III d'Este ad Augusto III di Sassonia nel 1746. Nel 1514 gli vengono commissionate le porte dell'organo della chiesa di San Benedetto Po.

1516-17 - E' probabile che risalga a quest'anno la pala con "I Santi Pietro, Marta, Maria Maddalena e Leonardo" (The Metropolitan Museum of Art, New York), eseguita per la chiesa Santa Maria della Misericordia di Correggio, a decoro della cappella di Melchiorre Fassi dedicata a Santa Marta.

1517 - Dipinge la "Madonna" per la chiesa di S. Prospero ad Albinea (Reggio Emilia),  nota come "La Madonna di Albinea", che raffigura la Vergine col Bambino seduta ai piedi di un grande albero fra le Sante Maria Maddalena e Lucia. Il dipinto rimane nella chiesa fino al 1648 e in seguito viene portato al Palazzo Ducale di Modena per ordine del duca Franceso I d'Este. L'opera andrà dispersa.

1518 - Compie probabilmente un viaggio a Roma, ma non è documentato.

1519 - Il pittore si sposa con Gerolama Merlini de Braghetis. In questo stesso anno affronta la decorazione ad affresco del soffitto della Camera di S. Paolo, che si trova nell'appartamento della badessa Giovanna da Piacenza nel monastero di S. Paolo a Parma.

1520 - Esegue per la chiesa di San Francesco di Correggio il "Riposo durante la fuga in Egitto" (Galleria degli Uffizi, Firenze). Il dipinto viene prelevato nel 1638 per volere di Francesco I d'Este e sostituito da una copia ancora in situ. Nel 1649 l'opera diviene oggetto di scambio tra Francesco I e il Granduca di Toscana che fornisce alla collezione estense, in cambio dell'opera correggesca, il "Sacrificio d'Isacco" di Andrea del Sarto, partito nel 1746 per Dresda.

1520-23 - Lavora a Parma nella chiesa di S. Giovanni Evangelista: l'esecuzione comprende, in ordine di tempo, la lunetta del San Giovanni Evangelista in atto di scrivere, la cupola con la "Visione di S. Giovanni a Patmos", il tamburo, i pennacchi con gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa; nella zona absidale "L'incoronazione della Vergine" e i fregi lungo la navata e nell'estradosso delle arcate che sostengono la cupola. Nel 1587 l'abside viene demolita per ampliare la chiesa e gli affreschi del Correggio vanno quasi tutti perduti. Durante le interruzioni invernali dei lavori agli affreschi di S. Giovanni Evangelista, Correggio si dedicò, sempre per la stessa chiesa, alle due tele destinate alle pareti della cappella privata di Placido del Bono: al nome del committente si ispira il "Martirio di S. Placido insieme ai SS. Flavia, Eutichio e Vittorino" (Galleria Nazionale di Parma). L'altra opera rappresenta "La Pietà" (Galleria Nazionale di Parma).

1521 - Viene battezzato Pomponio Quirino, primogenito del pittore che seguirà la professione paterna, seppure modestamente.

1522 - Alberto Patroneri gli commissiona la famosa tavola con "L'Adorazione dei pastori" detta "La Notte" per la cappella di famiglia in S. Prospero a Reggio Emilia. Le mire degli Estensi sul dipinto erano vive e documentate fin dal 1587, al tempo del duca Alfonso II, ma è Francesco I che senza indugi lo farà trasportare nel 1640 nei saloni di Palazzo Ducale a Modena. Rimastovi un secolo insieme a tanti altri capolavori, partirà per Dresda nel 1746. Nel novembre del 1522 Correggio stipula l'impegno per gli affreschi del Duomo di Parma, relativamente alla cupola, all'abside, agli arconi e ai pilastri per un compenso di mille ducati d'oro.

1523 - Si trasferisce insieme alla famiglia a Parma, presso S. Giovanni Evangelista. In una memoria citata dal Tiraboschi, risulta che Briseide Colla, vedova Bergonzi, gli commissioni una pala destinata alla propria cappella gentilizia, presso la stessa chiesa di S. Antonio. Si tratta della celebre "Madonna di San Gerolamo", che rappresenta la Vergine col Bambino circondata da S. Maria Maddalena, San Giovanni Battista fanciullo, un angelo e S. Gerolamo col leone. L'opera viene anche detta "Il Giorno" in contrapposizione alla precedente pala della "Notte".

1523-25 - Si colloca in quest'arco di tempo la prima importante commissione secolare del Correggio, con l'esecuzione di "Educazione d'Amore" (National Gallery Londra) e  di"Venere e Cupido con Satiro" (Louvre, Parigi). Secondo i più recenti studi risulta che i due dipinti erano originariamente presenti nella collezione del conte Nicola Maffei, amico di Federico Gonzaga e assiduo frequentatore della corte di Mantova ove i dipinti resteranno fino al 1628 quando verranno acquistati dal re Carlo I d'Inghilterra.

1524-25 - Nasce la prima delle tre figlie, Francesca Letizia. Esegue per la Cappella Del Bono in San Giovanni Evangelista a Parma la "Deposizione" e il "Martirio dei quattro Santi" (Galleria Nazionale di Parma). Dello stesso periodo la prima pala per Modena, la "Madonna di San Sebastiano" dipinta per la Confraternita di San Sebastiano. E' probabile che la pala gli venga commissionata a seguito della grave epidemia di peste che abbattutasi sulla città nel 1523. Nel 1654 verrà ceduta ad Alfonso IV d'Este in cambio di una copia del Boulanger e della decorazione del coro della confraternita ad opera dei Colonna e Mitelli.

1526 - Procede il suo lavoro di decorazione nel Duomo parmense.

1528 - Veronica Gambara, vedova del Signore di Correggio, invia una missiva a Isabella d'Este a Mantova in cui loda grandemente una "Maddalena nel deserto" opera del Correggio. Dell'opera, che non s'identifica con la piccola "Maddalena penitente in lettura" su rame, acquistata dall'Elettore di Sassonia nel 1746 e poi distrutta, non si hanno ulteriori notizie. Entro quest'anno Briseide Colla pone sull'altare della propria cappella nella chiesa di S. Antonio di Parma, la "Madonna di San Gerolamo" del Correggio.

1530 - Viene inaugurata la cappella Patroneri in San Prospero a Reggio Emilia con la pala della "Notte" sopra l'altare. Nello stesso anno Correggio esegue la pala della "Madonna della scodella", commissionatagli probabilmente nel 1524 della chiesa parmense del Santo Sepolcro, in onore di San Giuseppe. È la data generalmente accettata anche per l'esecuzione dei due dipinti "Pendants", "Allegoria della Virtù" (Louvre, Parigi) e "Allegoria del Vizio" (Louvre, Parigi), che Correggio dipinge su commissione d'Isabella d'Este per il suo Studiolo nel castello di Mantova. Si tratta della seconda importante commissione secolare ottenuta dal pittore. Inizia anche a lavorare ai quattro dipinti dedicati agli "Amori di Giove" commissionatigli da Federico II Gonzaga che ne vuole far dono all'Imperatore Carlo V, come ringraziamento per aver ottenuto il titolo di Duca di Mantova: si tratta di "Danae" (Galleria Borghese, Roma), "Leda" (Staatliche Museen, Berlino), "lo" (Kunsthistorisches Museum) e "Ganimede" (Kunsthistorisches Museum. In quest'anno viene consegnata la seconda pala modenese, la "Madonna del San Giorgio" per l'Oratorio di San Pietro Martire di Modena.

1534 - Il 5 marzo muore a Correggio, «per un malore impreveduto» e il giorno successivo viene seppellito nella chiesa di S. Francesco.



Non vi sono dubbi che Antonio Allegri detto il Correggio dal luogo di nascita è un pittore che rappresenta, insieme a Raffaello, Michelangelo, Leonardo e Tiziano, il vertice del Rinascimento nell'immaginario collettivo italiano e europeo.Con la particolare circostanza tuttavia che Correggio acquistò fama e riconoscimento pur senza aver mai lavorato in alcuna della grandi capitali dell'arte rinascimentale(Roma, Firenze,Venezia) ma sempre nel triangolo stretto tra Correggio, Parma e Mantova, e dunque la sua opera costituisce ancora per molti la possibilità di una vera scoperta.In particolare la scoperta di un naturalismo mimetico e materico, illusionistico al punto da trasmettere profumi e vapori, la seta dei capelli femminili scomposti, lo splendore dell'ora e del giorno, la morbidezza di pesca di una gota femminile, lo spessore cedevole delle sue nuvole, uniche nella loro capacità di arredare i cieli, e muoversi nei cieli.
E' Giorgio Vasari, inserendo la vita del Correggio a seguire quelle di Leonardo e Giorgione, a indirizzare la vicenda critica su di lui quale erede e punto di congiuntura tra la scuola toscoromana e quella lombardoveneta del Rinascimento. Erede della sensibilità naturalistica ed espressiva di Leonardo, e nello stesso tempo della qualità cromatica e materia tonale di Giorgione. "…fece degna la Lombardia del bellissimo ingegno di Antonio da Correggio, pittore singolarissimo, il quale attese alla maniera moderna tanto perfettamente che in pochi anni, dotato dalla natura e esercitato dall'arte, divenne raro e meraviglioso artefice. Fu molto d'animo timido, e con incomodità di se stesso in continue fatiche esercitò l'arte per la famiglia che lo aggravava; et ancora che e' fusse tirato da una bontà naturale, si affliggeva nientedimanco più del dovere nel portare i pesi di quelle passioni che ordinariamente opprimono gli uomini. Era nell'arte molto malinconico e soggetto alle fatiche di quella, e grandissimo ritrovatore di qualsivoglia difficoltà delle cose, come ne fanno fede nel Duomo di Parma una moltitudine grandissima di figure lavorate in fresco e ben finite…Et egli fu il primo che in Lombardia cominciasse cose della maniera moderna; per che si giudica che, se l'ingegno di Antonio fosse uscito di Lombardia e venuto a Roma, averebbe fatto miracoli e dato delle fatiche a molti che nel suo tempo furono tenuti grandi;…tengasi pur per certo che nessuno meglio di lui toccò colori, né con maggior vaghezza o con più rilievo alcun artefice dipinse meglio di lui, tanta era la morbidezza delle carni ch'egli faceva e la grazia con che e' finiva i suoi lavori."Ancor oggi ficcanti e suggestive le parole con le quali Vasari traccia il profilo di un uomo inquieto, moderno, e di un genio, non fino in fondo compreso, dell'arte.
Nato a Correggio intorno al 1489, la sua prima formazione avviene probabilmente a Modena, per poi spostarsi a Mantova, dove fresco e potente era ancora l'insegnamento del Mantegna, e dove lasciò alcuni affreschi, oggi in parte distrutti in parte molto rovinati, nella sua cappella funebre e nell'atrio nella chiesa di S.Andrea, progettata da Leon Battista Alberti.Un rapporto iniziale con la Mantova dei Gonzaga, che poi ritornerà per lui come importante centro di committenze nella fase finale della sua vita, in una sorta di destino circolare.
Recentemente è stata testimoniata la presenza di Correggio al lavoro nel monastero benedettino di Polirone a San Benedetto Po, circostanza comunque importante per sottolineare la continuità di rapporti e di frequentazione dell'artista con le comunità benedettine del centro Italia. E' probabile inoltre che in questi anni di studio e formazione si rechi a Milano( poco distante da Mantova e da parma) dove il celebrato Cenacolo di Leonardo attirava come un faro i giovani artisti, forse anche a Cremona, dove Pordenone lavorava alle Scene della Passione di Cristo nel Duomo, a Venezia e Bologna. Le opere da riferire a questi primi anni sono la Madonna Campori( Galleria Estense, Modena); la Madonna di San Francesco( Dresda); alcune Madonna con il Bambino( Milano, Castello Sforzesco; Uffizi di Firenze; Kunsthistorisches di Vienna; Prado a Madrid); La Zingarella di Capodimonte(Napoli), il Commiato di Cristo dalla Madre( Londra, National Gallery), l'Adorazione dei magi( Milano, Brera); il Riposo durante la Fuga in Egitto degli Uffizi…
La ripresa e l'impaginazione di questi dipinti come una galleria intensa e struggente di visi materni e di sensibili intrecci affettivi può offrire da subito un momento di grande impatto emotivo e visivo.
In ogni caso tra il 1518 e il 1519 1519 Correggio è a Parma dove lavora, per Giovanna da Piacenza Badessa del monastero benedettino femminile di San Paolo, ad una "camera picta"ricca di citazioni classiciste, dedicata alla Caccia di Diana, uno dei capolavori della pittura profana del ‘500.
Sono proprio queste caratteristiche stilistiche e iconografiche a far ritenere possibile un precedente viaggio del Correggio a Roma, che gli consenta di aggiornarsi sulle prorompenti novità proposte da Raffaello ,le Stanze del Vaticano, e Michelangelo, la volta della Cappella Sistina.Il mutamento che si percepisce nelle sue opere è infatti forte e visibile da subito, ma soprattutto nella cupola dipinta a partire dal 1520 circa nella chiesa del monastero benedettino maschile di San Giovanni Evangelista in Parma ( contemporaneamente nelle cappelle laterali, e forse anche al suo fianco, lavora il Parmigianino), raffigurante la Visione di san Giovanni a Patmos. Solo per un breve periodo, nel 1521, le urla e gli strepiti e i rischi della guerra in corso tra l'esercito francese, il Comune di Parma e l'esercito pontificio per il dominio sulla città lo allontanano dai ponteggi. Oltre alla cupola dipinge l'abside( di cui resta oggi l'Incoronata in Galleria Nazionale), l'apparato decorativo della navata centrale, e le due grandi tele( pure conservate nella Pinacoteca parmense) con il Compianto di Cristo e un Martirio di 4 Santi. Queste ultime, opere dense di un realismo patetico e accese da una luce " rivelata", saranno esempi fondamentali, quasi un secolo dopo, per Annibale Carracci e per la "poetica degli affetti" della stagione barocca del Bernini, ma anche, ovviamente, per Caravaggio.
In questi anni Vescovo di Parma è Alessandro Farnese, poi Papa Paolo III dal 1534 e fondatore, nel 1545, del Ducato di Parma e Piacenza per il figlio Pier Luigi, una figura di alto profilo, che per Correggio resta sullo sfondo ma che certo è importante per comprendere il clima politico e culturale della città.
Dal 1526 l'Allegri dà avvio alla grande impresa nella Cattedrale: la trasformazione, prima architettonica attraverso precise modifiche richieste e ottenute dell'ambiente medievale, poi attraverso la pittura, della grande cupola in un illusorio "Paradiso" attraversato da gonfie nuvole cenerine e violacee, e popolato da una folla di Santi, Profeti, Apostoli, angeli e efebi androgini e sessualmente ambigui che attorniano l'Assunta: Immagini choccanti, una volta tolti i ponteggi, per i Fabbriceri conservatori, ragione forse dell'allontanamento del pittore dalla Cattedrale e del volontario esilio dalla città per tornare al paese natale.
Al lavoro impegnativo e totalizzante sulla cupola si affianca, forse nei mesi invernali poco produttivi per questioni di luce e di clima nel lavorare " a fresco",l'esecuzione di alcune celeberrime pale d'altare. Per committenze modenesi la Madonna di San Sebastiano, la Madonna di San Giorgio,l'Adorazione dei pastori detta La Notte per il lume sacro che irradia dal Bambino e accende i volti e la veglia dei pastori ( già per la chiesa di S.Prospero a Reggio Emilia), tre capolavori assoluti oggi tutti a Dresda in conseguenza della vendita della collezione Este nel Settecento.Per Parma la Madonna di San Gerolamo detta Il Giorno e la Madonna della scodella, oggi in Galleria Nazionale.
Dopo il 1530 l'Allegri passa gli ultimi anni della sua vita a Correggio sotto la protezione di Veronica Gambara, signora della cittadina e poetessa celebre,dedicandosi, in una sorta di contrappunto emotivo e tematico forse motivato anche dalla delusione subita a Parma, non più a opere di soggetto religioso ma a una serie di tele di carattere mitologico e profano, ardite e sensuali "poesie" visive sull'Amore, ispirate all'epica profana delle Metamorfosi di Ovidio L'Educazione di Amore( Londra, National Gallery), e Venere e Cupido con un Satiro (Parigi, Louvre) per una famiglia dell'aristocrazia mantovana, le due Allegorie della Virtù e del Vizio( Parigi, Louvre e, per una replica non finita, Roma, Doria Pamphilij) per la signora di Mantova Isabella d'Este, che da lungo tempo ambiva a ottenere opere sue per il mitico Studiolo; quindi il ciclo degli Amori di Giove( Danae oggi alla Galleria Borghese, Leda a Berlino, Io e Ganimede al Kunsthistorisches di Vienna) per Federico II Gonzaga che intendeva farne dono a Carlo V.
Questo anche per dire il clima e l'aura di stima e ammirazione che già circondava il lavoro del maestro. Committenze prestigiose che non cancellano tuttavia completamente l'ombra di malinconia e di sconfitta che cala sulla sua carriera, sul suo destino di artista e di uomo, dopo l'allontanamento da Parma, dopo la probabile morte della moglie Hieronima Merlini (nata nel 1503, sposata nel 1520) e di due dei quattro figli( tre femmine due delle quali morte assai giovani, e un maschio, Pomponio, pittore, sia pure di scarsa fama).
La morte nel 1534 lo coglie all'improvviso, si dice tornando nel gran caldo da Parma, dove si era recato a ritirare quanto ancora gli era dovuto dalla fabbriceria della Cattedrale.

Parma - Galleria Nazionale - Camera della Badessa in San Paolo- Monastero di San Giovanni Evangelista- Cattedrale
20 settembre 2008 - 25 gennaio 2009