Ron Arad
Nato a Tel Aviv nel 1951, compie i suoi studi alla Jerusalem Academy of Art e dal 1970 seguita all'Architectural Association di Londra. Ben presto la sua ricerca abbandona l'architettura (ha come maestro Bernard Tschumi e come compagni di studio Nigel Coates e Zaha Hadid) e si indirizza al design.
Nel 1981 è uno dei fondatori dello studio di design e produzione One Off e, nel 1989, insieme a Caroline Thorman, fonda lo studio di architettura e design Ron Arad Associates.
Nel 1994 apre a Como, in Italia, il Ron Arad Studio, che si occupa di design e produzione. Dal 1994 al 1997 Ron Arad è ospite della Hochschule di Vienna in qualità di Professore ed è tuttora Professore di design del mobile presso il Royal College of Art di Londra.
È invitato a curare l'edizione 1994 dell'International Design Yearbook. Nel corso degli anni il suo lavoro è stato ampiamente illustrato in numerosi libri e riviste di architettura e design in tutto il mondo.
I suoi lavori sono stati esposti nei musei e nelle gallerie d'arte più importanti del mondo, e molti di essi fanno parte di famose collezioni come quelle del Centre Georges Pompidou di Parigi, del Metropolitan Museum of Art di New York, del Victoria & Albert Museum di Londra e del Vera Design Museum in Germania.
Realizza dei pezzi divenuti dei classici come Rover Chair e Bookworm (Kartell, 1995).
Bookworm - Kartell, 1995
I progetti architettonici di Ron Arad includono il foyer del teatro dell'Opera di Tel Aviv, Israele, i ristoranti Belgo a Londra (1994), lo sviluppo di un'idea di Sport Café con avanzata tecnologia interattiva audio/video per Adidas/Kronenbourg, una residenza privata altamente tecnologica a Londra, numerosi progetti per mostre e gallerie d'arte.
È suo il progetto scelto per il nuovo prestigioso Stadio Adidas di Parigi. Nell'aprile del ‘97 ha costruito, nel centro di Milano, un totem commissionatogli dalla rivista Domus: una pila di 70 sedie costituite da un unico foglio di alluminio formato, sulla sommità della quale vi era una sedia contenente uno schermo digitale che pubblicizzava gli eventi salienti del Salone del Mobile.
Arad utilizza tecnologia e materiali con modalità e forme del tutto nuove.
"... talvolta sono più interessato alla forma e alla figura e la funzione è secondaria; allora si crea un pezzo come il grande vaso, possiamo chiamarlo vaso, ma non dobbiamo chiamarlo vaso. Non mi interessa se la gente lo usa o meno, mi diverto a scoprire i procedimenti, quello che si può fare con il materiale, che tipo di forma ottenere e la funzione in questo caso è puramente un alibi. Non mi interessa battermi per un aspetto o l'altro della questione; dire: "questa non è scultura! no, questo è design", non è affatto importante. Quello che conta è: è interessante, è noioso, è entusiasmante, guardandolo, toccandolo, vi dà un senso di piacere oppure no? non è necessario sapere che cosa sia!.../...tutti i materiali al mondo sono pronti per l'uso, non c'è nulla che non sia pronto per l'uso. È una questione di quanto venga trasformato. Quando incominciai dovetti fare maggiore affidamento su ciò che è denominato "oggetti pronti per l'uso o fusi" perché era ciò di cui potevo disporre, che ero in grado di fare. In seguito, facendo dei progressi, si possono trasformare cose, si possono intraprendere in una fase anteriore della loro realizzazione. Entrambi i metodi di lavoro hanno i loro vantaggi e soddisfazioni. Io seguo questo perché si può vedere che esiste una precedente rassomiglianza tra un oggetto che ha più a che fare con il proprio aspetto, con l'aspetto che ha, perché non è la libreria più pratica del mondo, ma è compensata dall'aspetto, dall'idea.../...Ritengo che l'Italia o Milano o il Nord Italia siano tuttora il centro del mondo del design e devo dire che non è solo per il design che proviene dall'Italia ma soprattutto per la cultura di fabbricazione; non c'è altro posto al mondo dove si possano trovare artigiani e industrie, industrie vere e proprie, che conoscono il valore del design..."
B.O.O.P. tavolino in alluminio.
Processo di produzione: l'alluminio, collocato in un forno preriscaldato, raggiunta la temperatura di 500°C, è sottoposto ad una forte pressione di aria (25 psi) che provoca la formazione di bolle. La massa raffreddata è poi tagliata con cutter al plasma, secondo le indicazioni di progetto. Tale complicato processo di produzione è realizzato tra Worcester (Inghilterra) e Cantù (Italia)